"La legge 3/10 non obbliga ad intraprendere i percorsi di partecipazione, però chi vuole incrementare la democrazia ora può candidarsi con un sostegno in più, offrendo maggiori garanzie e più responsabilità  ai cittadini".

L’Autore, dopo una breve premessa sulle fasi ascendenti e discendenti del ciclo politico, afrronta gli aspetti critici del modello liberale di democrazia e propone la partecipatory democracy come valido correttivo.

Alla ricerca di un modello in grado di attuare le promesse della democrazia partecipativa, Mengozzi propone l’approccio accolto dalla legge n. 3/21 della Regione Emilia Romagna, in cui si propone un "modello misto", in cui i livelli territoriali di governo sono i soggetti "legittimatori dei processi decisionali partecipativi su determinate questioni", mentre gli attori organizzati sul territorio partecipano al fine di risolvere i nodi critici dei problemi sottoposti dalle amministrazioni.

In questo processo l’Autore chiarisce il ruolo di soggetti terzi che rivestono il ruolo di tecnici di garanzia e del "comitato di pilotaggio", indicando anche le possibili soluzioni a situazioni di stallo e di conflitto tra i diversi attori coinvolti.



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