L'obiettivo zero rifiuti è possibile anche a " Monnezzopoli "

130.000 napoletani fanno la differenziata porta a porta con risultati " nordeuropei "

Cittadini campioni di raccolta differenziata

E’ possibile rilevare, analizzando i dati del 28 riguardanti la regione Campania, una crescente responsabilità da parte dei cittadini nei confronti di una gestione sostenibile dei rifiuti. La provincia campana che risulta più attiva nel praticare la raccolta differenziata è Salerno, con una percentuale del 41 percento, mentre la messa in atto della differenziazione ancora non si è consolidata nella provincia di Caserta la quale si attesta intorno al 12 percento. Napoli costituisce proprio un esempio di città in cui da 3 anni è iniziato un processo innovativo di gestione dei rifiuti: 7 quartieri, tra cui il rione di Bagnoli in cui si sono raggiunti 91 punti percentuali, effettuano la raccolta differenziata porta a porta e più della metà del materiale viene destinato al recupero e al riciclaggio. Considerato questo trend positivo, appare dunque opportuno riflettere sulla scelta governativa di puntare in modo significativo sulla costruzione di impianti di incenerimento per risolvere la questione dei rifiuti in Campania.

Una sbagliata gestione dei termovalorizzatori

In primo luogo, la costruzione di inceneritori è ostacolata dalle norme comunitarie. La direttiva 28/98/CE, infatti, induce gli stati membri ad una politica di riduzione dei rifiuti con l’obiettivo di creare una società del riciclaggio; lo smaltimento in discarica o mediante incenerimento è visto come ultima soluzione residuale. In secondo luogo, la scelta di puntare sugli impianti termovalorizzatori sembra ancora più discutibile a fronte dei dati positivi sulla raccolta differenziata che si riscontrano nella regione campana: se aumenta il riciclaggio, i prodotti destinati all’incenerimento diminuiscono. Anche se posti con il fine principale di bruciare rifiuti organici, gli impianti di smaltimento non sono sfruttati al massimo ed anche i profitti dal punto di vista energetico sono molto scarsi. Difatti affinché possa esservi un positivo recupero energetico è necessario che i rifiuti destinati alla combustione abbiano un’adeguata capacità calorica ossia presentino una bassa percentuale di umido. Se attraverso i dati del 28 proviamo a stimare il materiale con potere calorico significativo otteniamo circa 1.5. di tonnellate l’anno (sommando carta e cartone, plastica, tessili e legno) ossia 3. tonnellate in meno della capacità di smaltimento prevista. Ecco perché non solo gli impianti previsti sono in contrasto con una corretta gestione dei rifiuti per i motivi sopra illustrati, ma, addirittura, sembrano realizzati quasi a giustificare un aumento della produzione dei rifiuti.

Richieste e bisogni dei cittadini

Il video inchiesta del WWF mostra in maniera efficace qual è la richiesta che proviene dai cittadini partenopei: un’amministrazione responsabile che faccia delle serie scelte sostenibili e che abbia la capacità di saper valutare le richieste che provengono dalla cittadinanza attiva. Tenendo conto delle encomiabili percentuali riguardo alla partecipazione degli abitanti dei quartieri, sarebbe necessario generalizzare in tutta la città di Napoli il servizio di raccolta differenziata porta a porta così da dotare la popolazione di strumenti che possano valorizzare la loro attività di cittadini responsabili ed eliminare la cattiva immagine che ad essi è stata attribuita. Anche i rifiuti organici hanno bisogno di ricevere una nuova gestione attraverso lo sfruttamento completo degli impianti di compostaggio esistenti. La produzione di un compost di qualità costituirebbe una grande opportunità per il risanamento ed il recupero organico dei terreni agricoli regionali, favorendo anche il recupero dei terreni contaminati dai rifiuti, ridando respiro ad un’agricoltura che ha visto la sua immagine gravemente danneggiata dall’attuale dissennata gestione dei rifiuti.