In provincia di Vicenza, diversi comuni contano sulla pelle dei propri abitanti anni di contaminazione di una delle più importanti falde acquifere dell’area. Eppure, è proprio la stessa comunità ad essersi attivata per limitare il danno

La sezione Ricerche ospita una ricerca azione sul territorio portata avanti nella Regione Veneto, per la precisione ad Arzignano, in provincia di Vicenza, da parte dell’associazione CiLLSA (acronimo di Cittadini per il Lavoro, la Legalità, la Salute e l’Ambiente), la quale sta cercando, tuttora, di ridurre i danni provocati dal grave disastro ambientale verificatosi nel corso di alcuni decenni nei territori delle province del Veneto occidentale.
Nel prosieguo della trattazione e nei file allegati è possibile conoscere la storia dell’Associazione e di alcuni interventi educativi attuati sul territorio, per proteggere e curare importanti beni comuni  – come l’acqua e l’aria –, direttamente dalle voci dei protagonisti: il dottor Giovanni Fazio, medico di famiglia, adesso non più in servizio; e la dottoressa Donata Albiero, dirigente scolastica emerita nelle scuole dell’Arzignanese.

Un’azione di sensibilizzazione per ridurre le PFAS

Da anni partecipiamo attivamente ad un’opera di cittadinanza attiva insieme ad una platea diversificata di partecipanti, che, a vario titolo, hanno deciso di mettere in campo tutte le loro energie per fare in modo di sensibilizzare la comunità arzignanese, e non solo, sull’emergenza ambientale ancora in corso, relativa alle PFAS (Sostanze Perfluoro Alchiliche) e ad altri materiali pericolosi (es. cloruri, solfati, cromo, metalli pesanti) rilasciati nell’ambiente, in gran parte dalle molte aziende del distretto conciario. Le molecole più pericolose per la salute umana sono proprio le PFAS, ossia delle molecole organiche modificate sostituendo atomi di fluoro a quelli di idrogeno, non presenti in natura, utilizzate in molte attività produttive in diversi comparti industriali.
Tali “nuovi” prodotti della chimica sono molto apprezzati per pregi quali l’idro e l’oleo repellenza, la resistenza ad altissime temperature, la loro flessibilità e altro. Tuttavia, il rovescio della medaglia, che riguarda tali molecole, è la loro forte tossicità (agiscono già a livello di pochi nanogrammi), la cancerogenità, l’azione sull’intero sistema ormonale, con gravi conseguenze. Sono molecole pressoché indistruttibili, che, una volta penetrate negli organismi viventi, animali e vegetali, impiegano anni per esserne espulse. Esse appartengono alla classe delle molecole POP e degli interferenti endocrini e la contaminazione avviene attraverso l’acqua, gli alimenti e la respirazione.

Perché bisogna ridurre il danno?

Le PFAS sono le protagoniste dello scandalo provocato dalla multinazionale Miteni di Trissino, responsabile della contaminazione della più grande falda acquifera del Veneto, per una estensione di 190 km quadrati. Per circa cinquant’anni, le purissime e cristalline acque profonde sono state progressivamente inquinate; la contaminazione si è estesa agli abitanti di 21 comuni, serviti dagli acquedotti che attingevano alla suddetta falda. Tutto ciò è avvenuto in un lunghissimo arco di tempo, senza che le istituzioni, che avrebbero dovuto tutelare i cittadini, siano intervenute.
Tuttora solo gli acquedotti dei comuni maggiormente inquinati sono stati muniti di filtri a carboni attivi. Esiste, tuttavia, una vasta area di territorio dove ancora adesso la percentuale di PFAS presente negli acquedotti costituisce un sicuro rischio per la popolazione.
Quello qui brevemente esposto è un problema che non è solo ambientale, ma coinvolge le istituzioni regionali e locali, se non altro, per la loro iniziale inerzia.

La collaborazione tra le associazioni e le istituzioni per la cura dei beni comuni

Grazie al vasto Movimento no PFAS che, dal 2013, ha invaso le piazze e le pagine dei giornali, si è giunti ad un grande processo, presso il tribunale di Vicenza, che vede imputati, a vario titolo, dirigenti e rappresentanti della società.
Ridurre il danno è stato uno dei cardini dell’associazione CiLLSA, che non si è limitata a organizzare e partecipare alla lotta generale, ma è riuscita a convincere l’Amministrazione Arzignanese e il gestore dell’acquedotto ad installare dei filtri nelle scuole, proteggendo così i bambini e gli studenti dalle PFAS, tuttora presenti nell’acqua potabile del comune. In controtendenza con le politiche regionali, al fine di fare in modo che i cittadini potessero accedere all’acqua pubblica non contaminata, l’associazione ha spinto il Comune e il gestore ad installare i filtri anche nelle cosiddette “Casette del sindaco”.
Ciò consente adesso alla cittadinanza di attingere gratuitamente ad acque sicure, in attesa della installazione dei filtri per l’intero acquedotto. Grazie all’operato di CiLLSA, di tale provvedimento ha goduto anche la popolazione dell’adiacente Comune di Montecchio Maggiore.

L’attivazione della società

Poiché la Regione del Veneto non provvede a controllare i prodotti agricoli che afferiscono al mercato, l’associazione, dopo un lavoro di mesi, insieme alla Amministrazione comunale, sta provvedendo alla realizzazione di un mercato contadino zero PFAS, per offrire ai cittadini l’opportunità di acquistare prodotti non inquinati.
CiLLSA ha anche proposto al Movimento No PFAS un intervento nelle scuole per far conoscere e mobilitare, attraverso percorsi di cittadinanza attiva, gli studenti. Si è costituito, così, un gruppo di lavoro diretto da Donata Albiero, che, composto da medici, geologi, esperti del territorio e semplici cittadini attivi, è entrato in contatto con molte scuole venete, coinvolgendo in questi percorsi circa 6000 studenti. In tal modo, è stata sensibilizzata la fascia di popolazione maggiormente esposta ai danni dell’inquinamento, vale a dire gli studenti delle scuole, ossia le nuove “leve” che, più di ogni altra componente della società, sta pagando i danni provocati dalle generazioni precedenti.
Ma non è tutto, perché CiLLSA ha deciso di iniziare una possibile collaborazione con l’Unità Pastorale di Arzignano, attraverso degli incontri rivolti ai fedeli delle varie Parrocchie e a tutta la cittadinanza, per informare ed aggiornare sullo stato dell’arte della qualità dell’aria e dell’acqua nel corso del tempo, nella speranza che le azioni già intraprese possano avere un impatto positivo ed invertire, così, il trend negativo finora registrato.

Foto di copertina: Marek Piwnicki su Unsplash