I beni comuni a tutela della coesione sociale

 

 

La costituzione dello Stato boliviano è il frutto di una serie di sollecitazioni e proposte derivanti in modo particolare dalle popolazioni indigene le quali, all’interno della carta costituzionale, trovano il riconoscimento della propria esistenza. L a coesistenza pacifica tra le varie etnie presenti nello Stato è possibile grazie ad alcuni valori comuni che sono espressi continuamente all’interno della costituzione e sono ben spiegati nel preambolo:

 

 

Un Estado basado en el respeto e igualdad entre todos, con principios de soberanà­a, dignidad, complementariedad, solidaridad, armonà­a y equidad en la distribucià³n y redistribucià³n del producto social, donde predomine la bàºsqueda del vivir bien; con respeto a la pluralidad econà³mica, social, jurà­dica, polà­tica y cultural de los habitantes de esta tierra; en convivencia colectiva con acceso al agua, trabajo, educacià³n, salud y vivienda para todos.


All’interno della carta vi sono continui riferimenti alla qualità  della vita (vivir bien) ed ai beni collettivi e l’importanza attribuita a questi ultimi ha una radice tanto religiosa quanto sociale. Innanzitutto non può essere ben compresa la valenza della tutela dei beni di uso comune se non si considerano dei fattori di tipo religioso/naturalistico: le varie etnie comprendenti la popolazione boliviana hanno alla loro base una matrice religiosa di stampo panteistico la quale comporta il culto della Pachamama, la Madre Terra che ogni giorno offre al popolo i beni di cui esso necessita per vivere e proprio come tale essa va tutelata. I beni di tutti, dunque, sono i beni che derivano dalla Madre Terra. In secondo luogo, il continuo richiamo ai beni comuni si rende necessario per promuovere il senso di responsabilità  collettiva che può unire un Paese formato da una pluralità  di etnie con differenti lingue, religioni e culture.

 

Fondamentale importanza è data dunque nella costituzione boliviana alla società  civile e soprattutto alla mobilitazione della stessa per la tutela de los benes colectivos. Vi è infatti un’intera parte del testo dedicata alla partecipazione attiva della società  civile in cui è ben messo in evidenza quale deve essere il suo ruolo rispetto ai beni comuni: la società  civile è intesa come il primo passaggio attraverso cui il popolo sovrano partecipa alle decisioni riguardo alle politiche pubbliche e dunque l’organizzazione e la mobilitazione della stessa sono ritenute fondamentali per l’esistenza dello Stato (articolo 241 comma 1: El pueblo soberano, por medio de la sociedad civil organizada, participarà¡ en el diseà±o de las polà­ticas pàºblicas“).


E’ dunque tramite la partecipazione della società  civile, tramite la scelta comunitaria, che avviene la gestione dei commons: 

 

Artà­culo 39. La forma de organizacià³n econà³mica estatal comprende a las empresas y otras entidades econà³micas de propiedad estatal, que cumplirà¡n los siguientes objetivos:

1. Administrar a nombre del pueblo boliviano los derechos propietarios de los recursos naturales y ejercer el control estratégico de las cadenas productivas y los procesos de industrializacià³n de dichos recursos. 

2. Administrar los servicios bà¡sicos de agua potable y alcantarillado directamente o por medio de empresas pàºblicas, comunitarias, cooperativas o mixtas.

3. Producir directamente bienes y servicios.

4. Promover la democracia econà³mica y el logro de la soberanà­a alimentaria de la poblacià³n.

5. Garantizar la participacià³n y el control social sobre su organizacià³n y gestià³n, asà­ como la participacià³n de los trabajadores en la toma de decisiones y en los beneficios. 


L’introduzione di tale articolo presuppone la chiamata in causa della società  civile organizzata per l’amministrazione dei beni collettivi, nello specifico delle risorse idriche. La scelta di affidarsi ai corpi intermedi è dovuta al fatto che la Bolivia ha conosciuto nel corso della propria storia differenti problemi riguardanti le politiche di gestione delle risorse ed attraverso il riconoscimento costituzionale della volontà  di voler affidare l’amministrazione dell’acqua a corpi della società  civile che agiscono per lo Stato, non ha fatto altro che dare fiducia a quei movimenti quali il famoso pueblo del agua che in passato hanno denunciato i difetti sia della statalizzazione che della completa privatizzazione della risorsa idrica. Solo tramite la soluzione comunitaria si mette in moto il meccanismo della reciprocità  costruttrice, facendo sìche un Paese complesso e variegato come la Bolivia possa, attraverso un processo di responsabilizzazione di tutti i cittadini, agire in modo consapevole per tutelare le risorse di tutti.



ALLEGATI (1):