“La nostra città è un dono che va conservato” è questo il motto del progetto che punta a far nascere una rete regionale di cittadini attivi e amministrazioni virtuose che insieme possano prendersi cura degli spazi pubblici urbani. Estendendo a livello regionale il progetto realizzato nella città di Bologna dal titolo: “La città civile” e visto il grande interesse attorno all’iniziativa si è deciso appunto di lanciare una sperimentazione simile su scala regionale.
Il progetto
Nasce così”Le Città civili dell’Emilia Romagna” promosso dalla Regione Emilia Romagna Servizio comunicazione, Trasparenza, Educazione alla sostenibilità e strumenti di partecipazione che ha visto protagonisti i Multicentri di educazione per la sostenibilità nei Comuni capoluogo con il supporto organizzativo del CEAS Centro Antartide di Bologna. Il progetto si è concluso solo un mese fa con la Festa delle città civili nel corso della quale sono state presentate tutte le buone prassi realizzate a livello locale. Tra queste la città di Forlìil 22 novembre ha organizzato un incontro con le esperienze forlivesi nel corso del quale sono stati illustrati i casi di cura dei beni comuni e di welfare di comunità attiviati dagli stessi cittadini in collaborazione con l’amministrazione.
“L’obiettivo – spiegano gli organizzatori – è quello di mettere in rete tra loro le esperienze e i diversi soggetti che contribuiscono a promuovere e a realizzare interventi di cittadinanza attiva sul territorio”. Nel caso di Forlìl’amministrazione sta anche collaborando con il Servizio politiche di welfare, che ha avviato un percorso di innovazione della progettazione sociale nell’ambito della sperimentazione regionale del Community Lab.
Brenda 2013, le buone prassi
Il progetto ha visto inoltre la pubblicazione di un manuale “Brenda 2013 – Le città civili dell’Emilia Romagna” in cui sono stati raccolti non solo i principali contributi di esperti e studiosi, come quello del presidente di Labsus Gregorio Arena o di Salvatore Settis, solo per citarne alcuni, ma anche le esperienze di cura civica dei beni comuni attivate a livello locale.
Le esperienze sono suddivise in categorie tematiche si va da casi di cura del verde urbano, alla promozione della mobilità sostenibile fino alla cura dei monumenti e dei beni culturali passando per la valorizzazione degli spazi urbani. Tra queste esperienze si legge, ad esempio, del caso “Adotta una vetrina” a Ravenna, nel quartiere Sant’Agata. Qui i commercianti hanno messo a disposizione le vetrine dei propri negozi per accogliere le opere di giovani artisti contribuendo alla bellezza e riqualificazione della zona. “Le vetrine diventano luoghi di incontro, socialità e cultura per i cittadini e nello stesso tempo spazio espositivo per gli artisti”, si legge nel manuale. Anche preservare la memoria storica di un luogo può diventare un’attività partecipata, come il caso dell’iniziativa “Oltre i cancelli… Al Reno”. Genitori, docenti e studenti dell’Istituto Compresivo 1 di Bologna si sono attivati per realizzare una ricerca storica sull’area di Santa Viola attraverso analisi delle fonti, ascolto dei racconti degli anziani e ricerca diretta delle tracce del passato. Infine, nella sezione dedicata alla cura dei beni culturali, si legge del progetto “Rocca Malatestiana bene comune” che punta a restituire la Rocca, gestita dal 2012 dall’Associazione Temporanea di Scopo Rocca Malatestiana Cesena Bene Comune, ai cittadini perché diventi il centro della vita culturale e sociale della città .
gallo@labsus.net
Twitter: @AngelaGallo1
Per maggiori informazioni leggi il progetto in formato Pdf in allegato e scarica il manuale “Brenda 2013” (qui)
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