Quei cittadini che non sono più dei semplici " amministrati "

La cittadinanza attiva non è un obbligo ma una buona pratica che non deve essere ostacolata

Un comune cittadino, armato di buona volontà , decide di ripulire un’area verde del suo quartiere e alla fine viene diffidato. Ad Agrigento, Marcello la Scala, decide volontariamente di impegnarsi a rendere nuovamente vivibile Villa Lizzi, il parco del suo quartiere lasciato dal Comune in stato di degrado da mesi. All’interno dell’area un campo da basket distrutto ed erbacce che, cresciute ormai a dismisura, non consentono più neanche l’accesso alla villa. Come raccontato anche dal Tg1 lo scorso 14 marzo, dopo aver effettuato la bonifica insieme al figlio, giunge al cittadino sardo una diffida da parte del Comune di Agrigento in cui gli viene contestata ” l’effettuazione di lavori in spazi di proprietà  comunale senza titolo autorizzativo ” affermando inoltre che ” un cittadino non può sostituirsi alla Pubblica amministrazione se non nei termini previsti dalle normative disposte ” . L’iniziativa di chi si è messo in gioco per restituire uno spazio verde alla sua città  viene cosìmortificata dalla stessa amministrazione comunale.

Realizzare l’amministrazione condivisa

La Scala ha risposto al Comune con parole forti che rivendicano il diritto a potersi prendere cura di ciò che appartiene in primo luogo ai cittadini manifestando la volontà , nonostante tutto, di continuare ad occuparsi della villa coinvolgendo nell’attività  più abitanti possibili.
La cittadinanza attiva non è un obbligo ma una buona pratica che può appartenere a ciascuno di noi e che non deve essere ostacolata. Alla luce di una corretta interpretazione dell’art.118 della Costituzione (ultimo comma) l’amministrazione si pone sullo stesso piano dei cittadini cercando con essi una reciproca collaborazione. E’ questo l’intento perseguito dal Regolamento per l’amministrazione condivisa presentato a Bologna lo scorso 22 febbraio da Labsus e dal Comune di Bologna. Amministrazione e cittadini non devono più trovarsi in conflitto, il Regolamento traduce infatti il principio costituzionale di sussidiarietà  orizzontale colmando quel vuoto normativo che impediva ai cittadini di assumersi la responsabilità  della cura dei beni comuni delle loro città . E’ avvenuto un importante passaggio che legittima la collettività  a sentirsi parte attiva del luogo che abita.

Risorse da cui attingere

Se da un lato continuiamo a sentire casi come quello di Agrigento, dall’altro c’è chi concretamente s’impegna a costruire un modello organizzativo fondato sulla collaborazione e non sul conflitto. La speranza è che tutti i comuni italiani, cosìcome Bologna, adottino il Regolamento sull’amministrazione condivisa per cambiare prospettiva, non considerando più i cittadini come meri utenti ma come risorse da cui attingere per far rivivere o migliorare gli spazi delle nostre città .

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