Attualmente le cooperative di comunità nate nell’ambito del progetto sono circa 50, diffuse in 12 regioni diverse, da nord a sud. La collaborazione tra Legacoop e Legambiente ha portato, in particolare, alla realizzazione di una collana editoriale dedicata, appunto, alle cooperative di comunità . Dopo i quaderni ” Beni pubblici, valori comuni ” e ” Futuro green. La sfida in comune ” è stato presentato a Roma il 18 ottobre 2016, presso lo ” Spazio Diamante ” di via Prenestina, il terzo quaderno della collana intitolato ” Rigenerare le città ” .
Oltre alla partecipazione del presidente di Legacoop Nazionale Mauro Lusetti e della presidente di Legambiente Rossella Muroni, al tavolo dei relatori si sono alternati il direttore dell’Agenzia del Demanio Roberto Reggi; il segretario generale di Cittadinanzattiva Antonio Gaudioso; il responsabile nazionale Cooperative di Comunità di Legacoop Paolo Scaramuccia; il responsabile nazionale Economia civile di Legambiente Enrico Fontana e il presidente del Consorzio Officine del Teatro Italiano, Alessandro Longobardi.
Il volume ha l’obiettivo di affrontare le molte sfaccettature dell’annosa questione riguardante la rigenerazione urbana, ancora lontana dall’essere ben definita.
Una cosa, però, sembra ormai essere certa: a promuovere e praticare percorsi e progetti di rigenerazione della città sono soprattutto i cittadini, uniti insieme per reagire a situazioni di degrado.
” Si parte da una mancanza e si reagisce per riscatto sociale ” afferma Enrico Fontana, responsabile nazionale Economia civile di Legambiente. Il modus operandi sta tra la partecipazione e la collaborazione, in quanto le persone si ritrovano in questi progetti di rigenerazione e agiscono insieme, riattivando le relazioni sul territorio, diventando promotori delle iniziative messe in atto e non solo fruitori di queste.
Un nuovo senso di appartenenza a una comunità , tra pubblico e privato
Partecipazione, condivisione, trasparenza, protagonismo; ” sono queste le parole chiave di un sistema di relazioni umane e sociali, che consente a una comunità di riconoscersi intorno a valori condivisi e di prendersi cura, sia delle persone che la compongono, sia degli spazi in cui vivono ” .
La vera sfida da vincere, sostiene ancora Enrico Fontana, nelle aree urbane come in periferia o nei quartieri centrali, è quella di produrre, prima ancora del riuso degli spazi vuoti o abbandonati, un nuovo senso di appartenenza ad una comunità .
Anche il tema della risorse finanziarie indispensabili per dare concretezza ai progetti vede protagonisti i cittadini, grazie al crowfunding, insieme ad altri attori quali fondazioni, istituti di credito, regioni.
” Le valorizzazioni dei beni pubblici non si fanno solo con le risorse pubbliche, ma è fondamentale l’intervento del privato ” , afferma Roberto Reggi, direttore Agenzia del Demanio.
L’esigenza, dunque, è quella di una strategia nazionale per rigenerare le città ; di una regia comune tra pubblico e privato; di una cooperazione tra abitanti e istituzioni locali.
L’italia è tra i Paesi europei quello che vanta il patrimonio pubblico di maggior pregio, troppo spesso non fruibile dai cittadini e non sufficientemente valorizzato. Le scarse risorse degli enti locali e lo scoglio della burocrazia in molti casi congelano le opportunità di sviluppo offerte da questo patrimonio nei territori.
Gli esempi, però, di progetti di rigenerazione urbana riusciti, per fortuna, non mancano.
Durante il seminario, infatti, sono state presentate alcune buone pratiche attraverso le quali si sta cercando di dare concretezza al tema; eccone alcune:
- i progetti del bando Culturability, ampiamente trattati da Labsus, hanno lo scopo della rigenerazione urbana attraverso progetti che possano generare valore economico e sociale, oltre che culturale. Nato nel 2010, si è affermato ed è diventato oggi in Italia uno dei bandi a più ampia partecipazione;
- il progetto di recupero e riutilizzo dello storico Motovelodromo di Torino, seguito anch’esso da Labsus, ha lo scopo di far nascere una cooperativa di comunità , a cui affidare la gestione della struttura una volta terminati i lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza. Un passaggio importante, ad aprile 2016, è stato il bando lanciato dal Comune di Torino per l’assegnazione provvisoria degli spazi del Motovelodromo. A gestire oggi la struttura è il coordinamento Pezzi di Motovelodromo, nello spirito volontaristico che ha caratterizzato fin da subito il progetto. Nei prossimi mesi si dovrebbe aprire un tavolo di lavoro comune con le diverse associazioni che avevano partecipato al bando: uno splendido caso di amministrazione condivisa;
- il cinema Postmodernissimo, prima cooperativa di comunità in ambito urbano che nasce dall’idea di trasformare un cinema abbandonato, il Modernissimo di Perugia, in una cooperativa, attraverso la partecipazione attiva dei cittadini che diventano anche soci della cooperativa. Nel 2014 viene lanciata una campagna di crowfunding, che ha visto l’adesione di oltre 700 persone, e queste risorse, insieme a quelle raccolte grazie ai finanziamenti della Banca Etica e della regione Umbria, hanno permesso la riapertura di questo spazio che ha risvegliato la città , riattivando le relazioni sul territorio, ritrovando un ruolo sociale che va aldilà del servizio culturale. Oggi il Postmodernissimo è un vero spazio di comunità , intorno al quale è rinato un intero quartiere;
- le esperienze di Corviale, quartiere di Roma caratterizzato dal cosiddetto Serpentone, un unico edificio di case popolari lungo ben 980 metri. Qui è nata Corviale Domani, un’aggregazione informale di associazioni, enti ed istituzioni, che ha avviato un percorso di progettazione partecipata dal basso e che crede a tal punto nell’importanza della comunicazione condivisa per la creazione di nuove comunità , da promuovere un vero e proprio giornale: corviale.com.
Il Protocollo d’intesa a sostegno delle cooperative di comunità
Nella stessa giornata del 18 ottobre, al termine della presentazione del terzo quaderno sulle cooperative di comunità , Legacoop e Cittadinanzattiva hanno sottoscritto un Protocollo d’intesa finalizzato a sostenere il diffondersi di questa forma d’impresa, capace di stimolare e valorizzare il protagonismo dei cittadini per lo sviluppo dei territori.
” Le prime cooperative di comunità – spiega il presidente di Legacoop nazionale Mauro Lusetti – sono nate in paesini a rischio di abbandono, ma possono essere uno strumento potente anche per la rigenerazione urbana, nelle periferie, valorizzando la cooperazione come strumenti di riscatto sociale ed economico, grazie anche alla partnership con un soggetto impegnato da tempo su questi temi ” .
” Siamo molto soddisfatti di questo Protocollo, perché crediamo che sia fondamentale costruire un futuro diverso per il nostro Paese, partendo dalla valorizzazione dei territori ” , ha dichiarato Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva, “attraverso il rafforzamento del protagonismo delle comunità locali, secondo un approccio integrato che valorizzi la dimensione storico culturale, le tradizioni, le economie locali e la tutela dell’ambiente”.
Attraverso il Protocollo, Legacoop e Cittadinanzattiva si impegnano a individuare casi pilota da sviluppare e seguire costituendo gruppi di lavoro tematici; promuovere il protagonismo e l’attivismo delle comunità , la costruzione di processi partecipati e percorsi formativi e informativi sul modello cooperativo; svolgere azioni congiunte verso le istituzioni e l’opinione pubblica per promuovere interventi di innovazione legislativa sulle tematiche indicate e realizzare materiale informativo, convegni e iniziative territoriali a carattere congiunto.
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