Una tavola rotonda per Venezia: gli esperti internazionali a sostegno della governance

Lo scopo di queste due giornate è stato proprio quello di poter elaborare proposte per la adozione di un modello di gestione del territorio lagunare in grado di poterne favorire uno sviluppo sostenibile e, al tempo stesso, di tutelarne lo storico valore universale.

Venezia e la sua laguna sono tra le mete più amate in tutto il mondo anche se, da qualche tempo, sono emerse delle criticità  rispetto il coordinamento delle politiche turistiche con la salvaguardia del patrimonio culturale e dell’intero ecosistema lagunare, come precisato nella documentazione stilata dalla Unesco. Difatti, a seguito di una ispezione, i funzionari della Organizzazione internazionale hanno venice-780865_1280riscontrato una seria minaccia alla identità  culturale, architettonica e morfologica della città  dovuta non solo dal surplus di turisti rispetto le caratteristiche del luogo, ma anche dagli impatti ambientali negativi provocati dalla presenza di grandi navi che hanno gradualmente causato l’erosione dei fondali della laguna e che potrebbero arrecare danni agli edifici (gli atti ufficiali possono essere letti cliccando qui). L’Unesco, dunque, ha ritenuto opportuno sottolineare alle Istituzioni, locali e nazionali, l’urgenza di riesaminare, adottando misure concrete, i sistemi di gestione e pianificazione del territorio e dei flussi turistici al fine di evitare cambiamenti irreversibili.

Città  bene comune “con valore globale”

Questa breve premessa, lungi dal voler porre l’accento sulle valutazioni prettamente politiche prese e che dovranno essere adottate alla luce delle decisioni Unesco, è apparsa doverosa al fine di poter meglio contestualizzare l’iniziativa organizzata dalla Fondazione Giorgio Cini; iniziativa che, pur affrontando la tematica sotto diversi punti di vista, grazie alla presenza di professionisti nel campo della economia, ecologia, politologia, sociologia, turismo, urbanistica, giurisprudenza e cultural heritage, pone al centro dell’intero dibattito la città  in quanto bene comune con valore globale.  Difatti, come già  indicato, l’obiettivo del workshop è stato quello di sviluppare proposte concrete e risolutive alla problematica mediante l’individuazione delle più efficienti modalità  di governance, ovvero con formule e schemi radicalmente nuovi da quelli attualmente applicati.

Un approccio alla Ostrom

La sfida lanciata dalla Fondazione ai relatori prende le mosse da una delle più autorevoli dottrine sui beni comuni, quella di Elinor Ostrom, Premio Nobel per l’economia nel 2009. Sinteticamente, la teoria della Ostrom, volta a confutare la dicotomia Stato-mercato e, conseguentemente, scardinare la egemonia del sistema basato sul sovrasfruttamento delle risorse naturali in favore, unicamente, del soddisfacimento dell’interesse individuale e redditizio dell’homo oeconomicus, qualifica come commons quei beni «la cui fruizione non può essere allo stesso tempo prerogativa esclusiva di qualcuno a svantaggio di altri, ma nemmeno libera, perché inevitabilmente l’uso del bene di qualcuno ne riduce la libertà  di accesso degli altri ».  La legittimità  dei beni comuni, avendo implicato quella della comunità  quale soggetto di riferimento, ha permesso cosìche si potesse parlare di un suo ruolo attivo anche nella gestione del bene medesimo che, per la Ostrom, deve svolgersi con un ” approccio policentrico ” in cui tutti i soggetti coinvolti devono collaborare tra di loro. Rapportando tale studio al caso di specie, uno degli aspetti esaminati nei tavoli di lavoro ha riguardato i livelli, sul piano soggettivo, della governance,  ovvero si è sostenuto che la dimensione di questa gestione policentrica non possa limitarsi al coinvolgimento delle istituzioni locali e nazionali ma anche di una autorità  internazionale poiché, essendo Venezia patrimonio della umanità , è interesse di carattere sovranazionale che le problematiche precedentemente descritte trovino una efficiente e valida soluzione.

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