Un esempio di gestione condivisa del territorio dal Piemonte

Nota località  sciistica dell’Appennino alessandrino, Caldirola, con i suoi 37 abitanti, è uno dei centri urbani più isolati della Val Curone. La finalità  meramente turistica della zona non mette in discussione, tuttavia, il fenomeno dell’abbandono di Caldirola e di altre località  rurali piemontesi. Assicurare la gestione delle risorse del territorio e la promozione delle principali attività  economiche (agricoltura e, soprattutto, allevamento) mediante la costituzione di un’unica macro-azienda agricola non sembrava essere una soluzione responsabile. Nel 2012 Matteo Ornati, proprietario della Fattoria Aurora, ha proposto la via dell’associazione fondiaria come alternativa allo stato di declino delle zone montuose.

L’associazione fondiaria per creare sinergie

L’idea della creazione dell’associazione fondiaria ha, invece, messo d’accordo i proprietari dei territori abbandonati di Caldirola. La finalità  principale è, infatti, quella di creare una sinergia lavorativa che, attraverso le attività  produttive locali, riesca a coniugare la preservazione delle specificità  ambientali del territorio, la promozione dei prodotti tipici e la creazione di capitale sociale. Questo crea grandi opportunità  di sviluppo del potenziale economico dell’area interessata. Come si legge nello statuto dell’associazione, una gestione di tipo collettivo per l’ottimizzazione delle attività  garantisce risultati altrimenti impensabili con il tradizionale metodo individualista di sfruttamento agricolo. L’associazione fondiaria di Caldirola è cosìriuscita a inserirsi con successo nel programma appennino dello Slow Food.

Contrastare l’abbandono con la cura e la preservazione

Allo sfruttamento intelligente delle proprietà  si affiancano i lavori di cura e preservazione del territorio, comprendendo interventi di messa in sicurezza e pulizia di diverse aree.
Con la nascita di altre organizzazioni fondiarie in Piemonte si è assistito all’inserimento delle istituzioni comunali nei circuiti comunitari rurali. Si va cosìaffermando un modello che, contrastando l’abbandono delle zone più isolate, riesce a coinvolgere cittadini impegnati nel primo settore e comuni nella preservazione delle attività  tipiche e dei paesaggi.

LEGGI ANCHE: