” Ultimamente però c’è una percezione negativa da parte dei cittadini tranesi: il contesto sociale è quello di una città che si svuota, in cui i giovani vanno via perché le opportunità non sono moltissime ” . CosìFrancesco e un’altra decina di ragazzi hanno creato UFFA: ” Con la parola Uffa si esprime una lamentela, un’insoddisfazione, noi vogliamo ribaltare questa idea, per noi è l’acronimo di Urban Future For All: una spinta propositiva, l’idea ottimistica di fornire un futuro alla nostra città e a tutti noi che ci viviamo ” .
UFFA esiste da meno di un anno e l’obiettivo è chiaro: ” Vogliamo dialogare con l’amministrazione e creare gli strumenti per coinvolgere i cittadini nella creazione di comunità ” , prosegue Francesco, ” più che un organizzazione vogliamo essere una piattaforma abilitante che inneschi opportunità ” . La partecipazione è anche una questione di metodo, cosìper individuare i bisogni latenti della comunità tranese UFFA ha avviato un ciclo d’incontri: T’E DIT – pratiche possibili per la creazione di comunità , (dal dialetto pugliese: ” ti ho detto ” ) un titolo che richiama la nota serie di conferenze TEDx, e che voleva suonare un po’ come ” te l’ho detto che si poteva fare ” . ” E’ stato un modo per confrontarsi con esempi virtuosi, sono venuti ospiti da tutta Italia e abbiamo parlato di social street, green city e coworking. Volevamo farci raccontare delle esperienze che potessero essere d’ispirazione. Dopo l’ascolto abbiamo svolto dei laboratori di co-progettazione per provare a immaginare un futuro possibile. Da questo percorso è nato il Rifest che è, appunto, l’output di questo primo ciclo d’incontri. ”
Il Rifest è un festival che andrà in scena a Trani il 4 e il 5 agosto sul Lungomare Mongelli. La scelta del lungomare non è casuale, ” durante il percorso partecipato è emersa la voglia di connettere lo spazio rurale con lo spazio urbano ” mi spiega Francesco, ” le aree rurali sono anche aree marginali e periferiche, e sono rappresentate bene dalle zone costiere: punti di tensione vissute dai cittadini come aree dell’abbandono, dei fallimenti amministrativi, di frustrazione ” . Il Rifest sarà quindi l’occasione per un intervento di riqualificazione: ” Vicino la spiaggia realizzeremo il prototipo di un Agrilido, piantando piante grasse e aromatiche; nell’area pedonale invece monteremo un piccolo skatepark; inoltre ci sarà un muro a disposizione di street artist e una biblio-apecar, che metterà a disposizione libri per i bambini ” . Per ora si sono autotassati ma per il Rifest hanno organizzato un crowdfunding civico, ” crediamo nel coinvolgimento e nella volontà della cittadinanza di fare questo festival ” , continua Francesco, ” inoltre le microdonazioni permettono di coinvolgere quante più persone possibili e ci costringono a una trasparenza estrema: un modo per avvicinare persone al progetto ” .
E il rapporto con l’amministrazione comunale? ” Abbiamo un rapporto molto sereno con l’amministrazione cittadina, c’è un certo interesse sui temi della partecipazione e della cittadinanza attiva, in particolare da parte dell’assessore alla cultura ” . Anche per questo il Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni è un discorso aperto: ” Credo sia uno strumento valido che risponde alla necessità di gestire in modo efficiente e condiviso gli spazi pubblici ” , e in fondo questo è il loro obiettivo.
LEGGI ANCHE:
- Dov’era prigione abbiamo fatto libertà : benvenuti all’ex Opg ” Je so’ pazzo ” di Napoli
- Ex cinema Midulla, a Catania i cittadini riaprono il centro polifunzionale
- La sfida di Officine Zero: lavoro, rigenerazione e innovazione
- L’ex-Asilo Filangieri ed il governo dei beni comuni
- Operazione SGAT: l’architettura partecipata che rigenera Napoli
- Stati Generali all’ex Eliseo: per una gestione condivisa dei beni comuni