L’infrastruttura sociale per la cocreazione e la cittadinanza attiva a Latina: pubblichiamo la ricerca svolta e il progetto che ne è derivato di Chiara De Grandi, a conclusione del Master U-Rise Rigenerazione Urbana e Innovazione Sociale allo IUAV di Venezia.

Presentazione dell’autrice

La città di Latina ha visto negli ultimi anni numerose istanze di rinnovamento, rintracciabili sia nelle sue istituzioni, che nella comunità, e dovute probabilmente a un’urgenza di cambiamento dai paradigmi che per anni hanno permesso che Latina stagnasse dal punto di vista economico, sociale e culturale. La ricerca svolta e il progetto che ne è derivato a conclusione del Master U-Rise Rigenerazione Urbana e Innovazione Sociale allo IUAV di Venezia, ha voluto approfondire questi fenomeni.
Lo scorso anno è iniziata la mia ricognizione per una comprensione delle dinamiche territoriali pontine, anche con un approccio qualitativo che restituisse un quadro più ampio di quello fornito dalle statistiche: interviste, letture e confronti con gli attori del territorio che mi hanno permesso di capire a fondo quelle morfologie sociali, oltre ai processi istituzionali, che potrebbero essere la base di nuove politiche condivise.
Ho adottato e poi raccontato una modalità di approccio sperimentale che potesse individuare in maniera oggettiva soluzioni progettuali aderenti alle necessità del luogo e della comunità, osservando ed esplorando, confrontandomi con le peculiarità della città e riflettendo criticamente sui risultati dell’indagine.

L’infrastruttura di base per un’azione sociale e culturale a livello diffuso

Il percorso ha portato alla costruzione di un progetto di rete civica, fisica e digitale, che mira a leggere, rafforzare e per alcuni versi ricostituire l’infrastruttura sociale latinense, lavorando sull’incremento della partecipazione civica, della coesione sociale e della collaborazione nella società civile attraverso lo sviluppo di una governance condivisa per la città, che possa concretizzarsi all’interno di una rete di luoghi trasformati in laboratori civici e spazi della collettività.
Emerge infatti a più riprese, in tutti i settori, l’assenza di un senso di appartenenza alla città e al suo territorio, pure ricchissimo per gli aspetti naturalistici, storico-architettonici, economici e sociali, perché è una terra ancora giovane e che da sempre ha aperto le sue porte a nuovi ospiti e a continue trasformazioni.
Il progetto nasce proprio per riempire questo vuoto di senso, di appartenenza e di tutela dei luoghi come beni comuni, assumendo l’ipotesi che la società latinense sia in grado di riconoscersi nella sua breve ma intensa storia come una società non ancora stabilizzata e perciò ancora in grado di produrre mutamento.
L’obiettivo è quello di avviare un dialogo più efficace e attivo sia verticalmente, con le istituzioni, sia orizzontalmente, fra i cittadini stessi, e che funzioni da catalizzatore di attività e auspicabilmente motore di nuovi processi innovativi che rispondano meglio alle necessità del territorio.

Una piattaforma collaborativa per la gestione condivisa della città

Si tratta di stimolare la costruzione di visioni, di immaginare di poter rigenerare la città con le istituzioni, superando la semplice gestione ordinaria top-down, scrivendo e realizzando insieme delle azioni per lo sviluppo della città, basato sulla partecipazione di tutti gli attori del territorio. Amministratori, attori economici, sociali e culturali e comuni cittadini si assumono la responsabilità di realizzare la visione della città futura con un processo di co-creazione che rompa le gerarchie classiche e gli approcci ai problemi in maniera multidirezionale, non solo top-down o bottom-up.
Questo vuol dire anche superare la separazione dei processi in diverse tematiche divise in compartimenti, cominciando ad affrontare anche i problemi legati alla sanità, all’ambiente, alla mobilità urbana non in settori separati ma in maniera trasversale con il ricorso a soluzioni innovative ad alto impatto, anche sociale e culturale. Il potenziale di queste ibridazioni se allargato a tutti i cittadini e facilitato con uno strumento immediato di co-gestione in funzione di una società più inclusiva è molto vasto.
Per la realizzazione di questi obiettivi nasce l’idea di una piattaforma collaborativa per la gestione attiva e condivisa della città con la comunità, attraverso diversi strumenti per la conoscenza e la co-progettazione del territorio, che non solo mettano in comunicazione ma definiscano anche una governance da parte degli attori stessi, coordinata per la realizzazione effettiva di una responsabilità condivisa.

Il diritto a partecipare si sovrappone al diritto alla città stessa

David Harvey con questa affermazione si riferisce, fra le altre cose, anche al diritto a reinventare i propri luoghi secondo i bisogni della propria comunità. E ogni luogo civico, così come ogni attività svolta al suo interno, è nel terzo millennio specchiato e condiviso online: William J. Mitchell in City of bits (1996) parla di nuove spazialità, di digitalizzazione diffusa degli spazi urbani.
A supporto della costruzione di una comunità attiva si assume dunque un dispositivo digitale che consente di informarsi, collaborare, organizzarsi, proporre, discutere, contestare, contribuire ai processi decisionali, e ancora monitorare e valutare i processi.
D’altra parte però è impossibile immaginare una piattaforma digitale come unico canale di dialogo, non solo perché il tipo di pubblico, variegato e differente, che può raggiungere è parziale, ma anche e soprattutto perché è necessario ostacolare una partecipazione esclusivamente passiva al governo della città e anzi educare ad essere attivamente coinvolti nelle attività di cura.
È altrettanto importante dunque individuare azioni fisiche, di incontro e di produzione all’interno della città, e riconoscere spazi fisici che possano rappresentare l’azione territoriale della partecipazione, diventando fulcri di collaborazione, creatività, e innovazione e costituendo essi stessi una rete virtuosa di singole realtà produttive e inclusive.

Latina come esempio di tipicità nello sviluppo dei processi partecipativi

Il modello descritto ambisce a un’applicazione pratica delle riflessioni emerse, contestualmente alla profonda convinzione che per assicurare l’efficacia di questo tipo di processi sia necessario condividerne gli obiettivi, gli strumenti e le modalità di governance con tutti gli attori interessati, per implementare in maniera partecipata il sistema di rete civica.
Le osservazioni possono essere estese al territorio nazionale italiano, in cui sono rilevabili in molti casi simili istanze e criticità. La città di Latina può certamente essere assunta come esempio di tipicità dei complessi di forze sociali e culturali che influiscono sui processi partecipativi in tantissime città italiane.