Un Paese che pretende, reclama e pratica l ' accoglienza degna ai migranti

Una lunga riflessione, dal Nord al Sud Italia, con al centro l ' accoglienza

A Firenze c’è stata la manifestazione più importante: Unhcr, Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) e Cittalia hanno organizzato sabato 20 giugno un convegno, alla presenza, tra gli altri, della Presidente della Camera Laura Boldrini e un concerto nel parco delle Cascine, presentato dalla giornalista de La7 Valentina Petrini e dall’attore Francesco Pannofino, a cui hanno aderito diversi artisti. Un momento di confronto, alternando musica ed impegno, una riflessione con al centro l’accoglienza.

“No frontiere, no borders!”

A Roma centinaia di associazioni, tra cui Emergency, Libera e Sbilanciamoci, si sono date appuntamento il 20 giugno in Piazza del Colosseo, al grido di ” Fermiamo la strage subito! ” . Insieme a loro diversi artisti e intellettuali si sono alternati sul palco, leggendo le storie dei rifugiati e dando vita a varie performance artistiche e musicali. Sempre nella capitale, dal palco di Eutropia, alla Città  dell’altra Economia, sono state tante le esperienze di inclusione ad essere andate in scena, attraverso attività  artistiche e culturali: come quella dei giovani calciatori della Liberi Nantes (un’intera squadra di calcio formata esclusivamente da rifugiati e richiedenti asilo, di cui abbiamo già  parlato) e lo spettacolo teatrale Sabbia (realizzato dai rifugiati del C.A.R.A. Centro Accoglienza Richiedenti Asilo di Castelnuovo di Porto), solo per citarne alcune. A Bologna, alla Manifattura delle Arti i ” percorsi di integrazione sociale dei richiedenti asilo dopo la prima accoglienza ” sono stati oggetto di un incontro organizzato dal sistema Sprar del comune, che ha organizzato anche lo spettacolo teatrale ” Gli acrobati ” , parte del laboratorio teatrale ” Cantieri Meticci ” , che vede impegnati tutto l’anno diversi rifugiati. Attivo in Italia dal 2001, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati è composto da una rete di 379 enti locali (di cui 340 comuni), che attuano su tutto il territorio nazionale 430 progetti di accoglienza, di cui 52 dedicati a minori stranieri non accompagnati e 30 riservati a persone con disagio mentale o disabilità  (dati aggiornati a giugno 2015 – Banca dati Servizio centrale dello Sprar).

Si sono dati appuntamento simbolicamente a Ventimiglia attivisti delle associazioni che si battono per i diritti di cittadinanza, i centri sociali, del Nord-Est, e tanti semplici cittadini, come scrive la piattaforma multimediale Global Project.  “Siamo tutti cittadini del mondo. No frontiere! No borders!” c’era scritto su uno striscione tenuto da un gruppo di rifugiati insieme a quel Nord Italia, che non si arrende alla paura e sa essere solidale e accogliente. “Siamo andati a Ventimiglia e poi sugli scogli al confine con la Francia per far sapere a chi è accampato là  da più di una settimana che sono tante le persone solidali e che il loro percorso di disobbedienza è anche il nostro” raccontano dalla cittadina ligure, dove intanto, ” è stato allestito un punto di accoglienza negli ex locali delle ferrovie dello stato e da oggi sarà  attiva la mensa mobile per 500 pasti ” . Alla frontiera della Fortezza Europa continuano ad arrivare cibo, acqua e farmaci in aiuto ai rifugiati. In tal senso, a Ventimiglia, in queste ore si sta svolgendo una partita di grande umanità  e solidarietà .

Roma meticcia

La capitale rappresenta il nodo critico del paradigma dell’accoglienza in Italia e della sua isteria istituzionale. Un sistema e una logica basati sull’emergenza e, come raccontano diverse inchieste giudiziarie, sullo sfruttamento della vita dei migranti ai fini del massimo profitto. Ma Roma è anche, e soprattutto, una città  meticcia, la cui maggioranza di cittadini sa accogliere. Lo stanno a significare le centinaia di volontari impegnati da giorni nell’assistenza sanitaria (ma non solo) ai migranti transitanti, raccolti nei pressi della stazione Tiburtina, che accolgono le loro storie di dolore, di un viaggio lungo e faticoso, offrendo cibo, vestiti e altri generi di prima necessità . E’ stato allestito nei giorni scorsi, presso il Nuovo Cinema Palazzo, in Piazza dei Sanniti, un punto di raccolta di beni di prima necessità . ” Un’iniziativa per rispondere all’emergenza di questi giorni ”   – dicono gli organizzatori – ” ma anche l’avvio di una rete permanente della solidarietà  nel quartiere San Lorenzo: perché l’accoglienza non sia più emergenza ” . Lo sanno da anni gli attivisti di Esc infomigrante che a pochi passi da lì, in via Dei Volsci, offrono assistenza legale gratuita e un impegno (anche politico) concreto a favore di chi scappa da guerre e miserie.

Dunque, l’accoglienza dal basso e le pratiche di mutuo soccorso sono sempre più spesso considerate come gli unici antidoti al business nella gestione dell’immigrazione (che favorisce soltanto la non accoglienza), come ha rivelato proprio la scoperta del sistema Mafia Capitale: un sistema corruttivo che gioca sulla pelle dei migranti, una logica che vale in diversi luoghi d’Italia, frutto dell’ingordigia di quella parte della classe politica che va a braccetto con gli affaristi. Tant’è. Ma c’è anche chi, in tutto il Paese, partendo da pratiche concrete e solidali, immagina e pratica un’altra accoglienza possibile.

L’Italia che accoglie

E’ il tema di diversi reportage pubblicati dalla rivista Redattore sociale. Si citano, in particolare due articoli: “L’Italia della buona accoglienza: ecco dove i rifugiati sono benvenuti” e “Rifugiati, quando l’integrazione funziona: 12 storie di successo“. Dalla loro lettura si apprendono storie come quella di Radio Sprar  laboratorio musicale portato avanti dall’associazione “I girasoli” che gestisce la struttura di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina. ” La musica come veicolo per rompere schemi e difficoltà  comunicative con gli altri ” . Sempre in Sicilia, a Palermo, si racconta una storia di degna accoglienza al Centro gestito dalla Caritas in Via Altofonte – tra lezioni d’italiano e d’inglese, sport e tante iniziative culturali – palermitani e rifugiati si contaminano. Non solo in Sicilia. E’ l’Italia che è piena di storie di inclusione e di degna accoglienza. Si va dai rifugiati che hanno fondato una start-up agricola tra le vigne, dove prima venivano sfruttati i migranti, agli orti urbani dove questi ultimi lavorano, rilanciando i prodotti locali. E poi rifugiati che vincono. A Napoli c’è l’Afro-Napoli United, un’Associazione sportiva dilettantistica nata con ” l’intento di adoperare il principio secondo il quale lo sport deve essere un veicolo per l’insegnamento di valori sociali ed etici ed un metodo per abbattere i tabù razziali ” . Il progetto è nato nell’ottobre 2009, con l’obiettivo di combattere la discriminazione e favorire la convivenza paritaria tra napoletani e migranti. Grazie ad una modifica relativa ai tesseramenti degli extracomunitari in FIGC, la squadra multietnica ha potuto prima disputare il campionato di terza categoria e poi quello di seconda categoria. Due promozioni di seguito, in un biennio appena, hanno fatto esultare un’intera comunità : quella che, migranti e non, abita i quartieri di Sanità  e Ferrovia e periferie come Mugnano, arrangiandosi negli impieghi più umili, come baristi, magazzinieri, etc. allo stesso tempo scrivendo una pagina di successo, oltre che di accoglienza degna. Storie come ce ne sono tante in Italia, dalla Sicilia a Ventimiglia.

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