I dati ISTAT si soffermano in particolare sulle istituzioni nonprofit che:
hanno una propria fonte di reddito che deriva normalmente, ma non esclusivamente, da un patrimonio; sono dotate di un organo di autogoverno;
utilizzano le proprie risorse finanziarie per scopi educativi, culturali, religiosi, sociali o per altri fini di pubblica utilità, sia sostenendo direttamente persone e associazioni, sia organizzando e gestendo propri programmi.

L’indagine è stata condotta dalla Direzione centrale delle Statistiche economiche e strutturali, in collaborazione con gli uffici di statistica delle Regioni e Province autonome disponibili a partecipare direttamente alla rilevazione.
Al 25 le fondazioni attive sono 4.72 e la loro distribuzione a livello nazionale è molto disomogenea: 2.87 fondazioni sono localizzate nel Nord-ovest, 978 nel Nord-est, 951e al Centro e 74 nel Mezzogiorno.

Rispetto ai dati emersi nella rilevazione delle istituzioni nonprofit1 nel 1999, il numero delle fondazioni è cresciuto di quasi il 57%, un dato rilevante dovuto essenzialmente al processo di privatizzazione delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza.

I settori di intervento più frequenti per le fondazioni sono quelli riguardanti l’assistenza sociale, la cultura, l’istruzione, il finanziamento di progetti la filantropia, la religione e culto e la ricerca.

Rilevante appare anche il dato riguardante le risorse umane impiegate nelle fondazioni italiane: con 156.251 unità di personale, comprese tra dipendenti, volontari e collaboratori. Oltre due terzi delle fondazioni, infatti, impiega personale retribuito. I lavoratori retribuiti sono circa 16.137 unità, mentre le risorse umane non retribuite sono 5.114. Nel Mezzogiorno e del Nord-ovest si osserva una percentuale di dipendenti superiore rispetto a quella rilevata a livello nazionale. Le regioni del Nord-est e, soprattutto, quelle centrali sono caratterizzate dalla maggior presenza di volontari



ALLEGATI (1):