Strategie bottom-up per uscire dalla crisi

Andrea Olivero: " vogliamo partecipare in modo organico alle politiche di welfare "

Mai come in questo periodo storico, in Italia si è sentito più bisogno delle energie che il terzo settore, con il contributo particolare delle Onlus, mette in campo per migliorare la qualità dei servizi e, in generale della vita, attraverso le proprie attività.

L’apporto che queste organizzazioni danno allo sviluppo sociale e civile è fondamentale, soprattutto per una società che, diventando sempre più complessa, si vede spesso costretta a cercare nuovi strumenti per risolvere i suoi problemi.

Proprio per questo le associazioni non profit vanno aiutate e, in generale, il terzo settore va coinvolto nell’organizzazione del welfare all’interno del quale svolge un ruolo essenziale.

Qualcosa si sta muovendo in questa direzione anche se non sempre incontra il favore incondizionato degli attori principali che, quanto all’eventuale evoluzione del proprio ruolo, hanno le idee ben chiare.

Una forma di “confidi” per le Onlus

Sembra interessante il progetto che in Lombardia vedrebbe la realizzazione di un fondo di garanzia di 3,6 milioni di euro, in base al quale Banca Prossima si impegnerà ad offrire credito alle associazioni non profit della regione fino a venti milioni di euro.

Tale fondo si svilupperà all’interno dell’istituto dedicato all’impresa sociale del Gruppo Intesa Sanpaolo chiamato “In.Volo” (questo anche il nome del progetto), nato dalla collaborazione tra il Coordinamento regionale dei servizi per il volontariato, il Comitato di gestione del Fondo speciale per il volontariato della Lombardia e Banca Prossima.

L’istituzione di un fondo di questo tipo, che assicuri prestiti veloci a tassi d’interesse agevolati, significherà facilitare l’accesso al credito da parte del terzo settore, svincolandolo dall’onere delle garanzie patrimoniali.

Innovativo risulta essere anche il sistema di concessione del prestito: l’ammissibilità, infatti, sarà sancita non in base ai criteri economici classici di garanzia, ma tenendo conto della storia dell’associazione richiedente, della sostenibilità del progetto che questa intende realizzare e della sua corrispondenza ai bisogni della società.

Welfare e terzo settore

Il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, ha riunito ultimamente ad un tavolo tecnico alcune delle associazioni maggiormente rappresentative e con una maggiore radicamento territoriale, per discutere con loro la possibilità di distribuire, presso i loro sportelli e le loro strutture locali, le social card governative.

Se da una parte, la proposta sarebbe utile al superamento delle difficoltà psicologiche da parte dei beneficiari della carta e darebbe, inoltre, una risposta alla giusta richiesta di coinvolgimento nelle politiche di welfare da parte del terzo settore, dall’altra insinua dei dubbi relativi alla marginalità del ruolo che così facendo si vuole attribuire alle organizzazioni.

Il terzo settore, attraverso le parole del portavoce Andrea Olivero, dichiara di essere disposto ad una eventuale collaborazione al progetto, purché, sia inserito all’interno di un disegno più ampio che abbia, come obiettivo principale, quello di mettere in atto delle misure efficaci contro la povertà. Scongiurare, insomma, l’idea di essere utilizzati semplicemente come lo “spot” di un singolo intervento e partecipare, invece, attivamente alla definizione delle politiche di welfare.

L’intesa per un’economia civile

Grande importanza va data alla firma di un protocollo d’intesa tra l’agenzia per le Onlus e il Forum del terzo settore per la promozione di azioni congiunte a favore dell’economia civile.

Primo problema da affrontare: la sostenibilità delle azioni prodotte dal terzo settore che risulta essere sempre più precaria, anche a causa dei pagamenti arretrati da parte delle pubbliche amministrazioni per attività svolte in convenzione.

Secondo Stefano Zamagni (presidente dell’Agenzia per le Onlus), una soluzione al problema economico potrebbe essere l’introduzione di una “Borsa” sociale.
Una sorta di mercato dedicato unicamente ai soggetti del terzo settore che venga utilizzato per scambiare titoli, proprio come succede per il mercato “classico” con la sola differenza relativa alla natura stessa degli scambi: non speculativa ma “socialmente utile”!