Nel cuore di Monteverde la letteratura è cultura, aggregazione e soprattutto reciprocità 

Il dono presuppone forte fiducia negli altri poiché non vi sono garanzie, né pretese, di un ritorno diretto

Nel 2008 nasce l’associazione MonteverdeLegge dallo sforzo congiunto di tre donne Maria Teresa Carbone, Maria Cristina Reggio e Silvia Nono. L’associazione opera sin da subito senza finalità  di profitto (ad oggi il tesseramento non è obbligatorio). Come afferma una delle intervistate Raethia Corsini (socia di MonteverdeLegge): ” Tutto avviene solo ed esclusivamente con lo scambio ed il volontariato ” .

Monteverde legge “prima” di Plautilla

Inizialmente le attività  di MonteverdeLegge si sono limitate all’organizzazione di Gruppi di Lettura settimanali che avvenivano, e tuttora avvengono, nella Sala degli Affreschi   della ASL Roma D. In seguito alla partecipazione di Patrizia Vincenzoni, direttrice del Centro Diurno Giovagnoli, l’associazione ha avuto modo di ” insediarsi ” nelle strutture del centro. Questo connubio di interessi e attività  ha determinato l’acquisizione di un’impronta fortemente sociale delle iniziative di MonteverdeLegge. Gli incontri dei Gruppi di Lettura sono stati rivalutati in chiave terapeutica; dal 2009 sono stati portati avanti molti progetti che hanno previsto la partecipazione dei soggetti in cura al Centro Giovagnoli come laboratori di traduzione di opere letterarie o attività  di composizione poetica. Inoltre l’associazione ha implementato un’interessante iniziativa che prende spunto da  “One city one book”  un recente progetto realizzato a Seattle, ” Che noi abbiamo più modestamente re-intitolato il Progetto Un Libro, un Quartiere ” (cit. Corsini). Oggetto dell’iniziativa e dei gruppi di Lettura è stato il celebre ” Ragazzi di Vita ” di Pierpaolo Pasolini artista vissuto a Monteverde. Successivamente si è anche organizzato un momento di ” lettura condivisa ” dove l’opera di Pasolini è stata interamente letta al Teatro Vascello da diversi cittadini volontari che si sono alternati sul palco per sedici ore.

La nascita della Bibliolibreria Plautilla

Dal progetto Un Libro, un Quartiere è successivamente nata un’altra iniziativa, le ” Gite Pasoliniane ” , che ha previsto la predisposizione di percorsi in zone citate nell’opera ” Ragazzi di Vita ” . Il progetto era funzionale a diffondere la conoscenza del quartiere e soprattutto , come ha ricordato l’intervistata, a favorire lo scambio intergenerazionale della storia e dei ” trascorsi ” del quartiere.

Anche gli altri progetti implementati dall’associazione hanno riguardato la Letteratura. In particolare era fortemente sentita nel territorio l’esigenza di un centro in cui si potessero prendere in prestito i libri vista la scarsa diffusione di biblioteche nel quartiere. Poco dopo, a febbraio 2013, nella sede del Centro Giovagnoli, il progetto della Bibliolibreria ha preso piede.

Il nome dell’iniziativa deriva da Plautilla Bricci, la prima donna architetto dell’epoca moderna, che ha ispirato la pratica civico-culturale del ” bookcrossing ” italiano.

Il progetto mira a favorire la circolazione di opere, ad incoraggiare la diffusione della cultura e soprattutto a realizzare un punto di contatto in cui far relazionare le persone (sempre senza perdere la forte vocazione sociale, garantendo quindi la partecipazione dei frequentatori del Centro).

Tutto questo a titolo gratuito. Come ha recentemente sottolineato la Presidentessa Carbone   ” Chiunque può entrare qui prendere il libro e non tornare mai più ” . Tutto si fonda sulla reciprocità  e la circolazione di opere, un dono concesso che ripristina il principio del baratto (e lo supera per di più, non essendo obbligatorio lasciare un libro per uno preso). L’altra particolarità  di Plautilla è quella di fornire principalmente opere di nicchia. Questo aspetto nasce sia dall’esigenza di non ” mettere i bastoni fra le ruote ” alle librerie della zona sia dal fatto che finora la domanda di volumi è stata fortemente orientata verso prodotti alternativi; ” Non abbiamo ancora mai prestato un Wilbur Smith ” (cit. Gian Luca Chiovelli, socio MonteverdeLegge)

 

Il dono e la reciprocità : un modo per condividere

Anche quando si ospitano gli Autori dei libri presenti negli scaffali della Bibliolibreria lo scopo resta sempre quello della conoscenza delle opere; senza intenti pubblicitari. Come ha precisato Corsini: ” Noi non facciamo presentazioni di libri. Nessuno si mette in cattedra e racconta univocamente un’opera ” . Degli incontri che quindi vengono realizzati in maniera destrutturata, con l’obiettivo di far circolare le opere e il sapere. Una circolazione che, vale la pena ricordare, si fonda sullo scambio e non sul prestito.E’ questa l’altra peculiarità  di Plautilla, tutto è basato sul dono e la reciprocità .Un aspetto che nasconde una filosofia molto profonda e meno semplicistica di come sembrerebbe. Infatti nella Bibliolibreria di Via Arturo Colautti i libri non si scambiano o si prendono in prestito, ma si donano ( ” datore ” ) o si ottengono in maniera gratuita ( ” ricevente ” ). E’ proprio questa libertà  e questa assenza di regole che produce un unicum nel suo genere. I datori infatti non hanno alcuna garanzia che qualcosa verrà  loro restituita e i riceventi non hanno un obbligo (tutt’al più morale) di contraccambiare. Piuttosto i ” donatori ” si aspettano un ” controdono ” (cosìcome lo chiama Mauss nel suo noto  “Saggio sul dono”), ossia un ritorno che non è né certo né esigibile, ma lasciato all’intrinseca moralità  del gesto del donare. Un’assenza di garanzie per il donatore dunque che presuppone una forte fiducia negli individui. Inoltre la restituzione del dono, essendo arbitraria e legata all’eticità  del ricevente, non presuppone tempi rigidi e gerarchici. Questo lega inevitabilmente per un lungo periodo i due protagonisti del dono. Come sostiene il celebre sociologo negli oggetti donati esiste un’anima che li lega al possessore, ciò li rende un prolungamento degli individui e tesse una rete di rapporti interpersonali. Questo facilita la conoscenza, la stima, la fiducia reciproca e tutte le altre componenti che sono il sostrato della condivisione.

In questo piccolo angolo dell’ ” Urbe ” c’è chi ancora crede  negli altri. Crede che se qualcosa viene donato qualche altro gesto ugualmente lodevole verrà  ripetuto innescando un processo virtuoso e sostenibile.

E se cosi non fosse, almeno si è dato il buon esempio…

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