Non di solo pane: il progetto " Migola " e il forno sociale

" ' L'integrazione si realizza attraverso il fare, quando si è intorno ad un tavolo insieme si è tutti uguali e s ' impara dal nostro vicino chiunque esso sia"

Se provassimo a pensare alla semplicità  e al quotidiano, come potremmo riassumerle in una parola?Un progetto nel quartiere di Canova di Trento ha provato a dare questa risposta: il pane.
L’associazione ” Carpe Diem ” sperimenta questo spazio di vita comunitaria gestendo un forno sociale che permette di cucinare il proprio pane, ma soprattutto di riscoprire dei momenti di comunità .
La responsabile, Vittoria De Mare, ci racconta questa esperienza, mentre nell’aria il profumo di pane e pizze rende l’atmosfera molto dolce e cordiale.

Progetto Migola - forno sociale

Che cos’è il progetto ” Migola ” ?
E’ un progetto che ruota intorno ad un forno sociale collocato presso la casetta di Canova di Trento, una sala circoscrizionale gestita dalla  cooperativa sociale ” Arianna ” . Le persone possono accedere liberamente al forno; ognuno porta la farina, il lievito e altri ingredienti e può fare il pane o altro presso la nostra struttura. Abbiamo a disposizione anche una lievitatrice e il tempo che si passa ad attendere la lievitazione o la cottura è utile per la conoscenza reciproca. Il pane, una volta cotto, viene portato a casa.

Non solo valenza sociale, ma anche economica

Come nasce il progetto? Cosa vi ha spinto a puntare su questa idea?
Il forno sociale era il sogno nel cassetto di una nostra collaboratrice. All’inizio pensavamo che fosse una cosa impossibile poi, con un duro lavoro di due anni, siamo riusciti a trovare un bando per l’acquisto di questo forno. Come associazione siamo attivi dal 2003 e gestiamo anche due centri dopo-scuola, inoltre siamo persone cresciute qui a Canova, quindi abbiamo ben presente chi vive il quartiere e che genere di bisogni emergono. Abbiamo scoperto che molti si fanno il pane a casa per risparmiare quindi abbiamo pensato che un progetto di questo genere potesse avere una grande valenza non solo sociale ma anche economica per le famiglie. A ciò si aggiunga che la zona registra un 30% di persone straniere che vivono qui, una ricchezza che non si trova in tutti i quartieri. Avere un forno aperto una mattina a settimana aiuta molte persone ad uscire di casa, a socializzare con altri vicini e svolgere un ruolo importante nei processi d’integrazione.

Quindi possiamo dire che durProgetto Migola - partecipantiante queste ore di forno sociale non lievita solo il pane.
Si certo! C’è un vero e proprio fermento dei partecipanti. Ad oggi siamo molto soddisfatti dei numeri di persone che seguono il progetto, ogni venerdìmattina abbiamo una media di venti partecipanti anche se a volte siamo arrivati anche a quaranta. Abbiamo visto molta passione ma soprattutto una partecipazione molto trasversale da parte di tutto il quartiere. Ogni settimana viene gente di diversa estrazione, età  e provenienza dal mondo. Secondo la nostra idea, l’integrazione si realizza attraverso il fare, quando si è intorno ad un tavolo insieme si è tutti uguali e s’impara dal nostro vicino chiunque esso sia.

Il progetto con che tipo di risorse riesce a sostenersi?
Chi gestisce il forno sono soprattutto volontari che vivono in zona, cerchiamo però anche dei partner che sostengano il progetto. Col tempo stiamo stabilendo una rete con altre realtà  del quartiere che si sono interessate. Abbiamo ospitato i ragazzi del catechismo cosi come un’associazione che si occupa di accoglienza dei migranti e altre collaborazioni sono in divenire.

Il progetto ” Migola ” è molto recente (Gennaio 2015) cosa vi aspettate dal futuro?
Noi abbiamo moltissima fiducia e speranza. Vogliamo iniziare una collaborazione con la scuola elementare e siamo aperti a qualsiasi tipo di proposte. Ci sembra che il forno sia un grandissimo catalizzatore di energie e interesse, speriamo che le cose vadano per il meglio.

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