In provincia di Roma, un museo diffuso per rendere l'arte un'esperienza di partecipazione

"Lo scopo dell'operazione è di far conoscere l'arte contemporanea a tutti, rendendola un'esperienza di partecipazione"

Proprio come l’ape, simbolo del museo, il dispositivo museale di Formello muove “di fiore in fiore”, portando le opere d’arte in luoghi dove non ci si aspetterebbe di trovarla: la biblioteca, gli uffici del Comune, le case, le strade e le piazze. Gli artisti donano volontariamente le loro opere, che vengono poi “adottate” dai titolari degli spazi: sono loro a prendersene cura e a renderle fruibili secondo le modalità  indicate in un “accordo di adozione”.

Il sostegno del Comune di Formello

Ideatore e curatore del progetto è l’antropologo Giorgio de Finis, curatore anche del MAAM, Museo dell’Altro e dell’Altrove, al Prenestino a Roma. Fondamentale è il sostegno che il progetto ha ottenuto dal Comune di Formello: i primi spazi che ospitano le opere sono infatti la Biblioteca comunale, Pallazzo Chigi, gli uffici comunali e gli uffici del Sindaco; inoltre, è stato il Comune a prendere in carico il lavoro amministrativo e tecnico relativo alla donazione e all’adozione delle opere.

Progressivamente, sarà  mappato tutto il museo diffuso a Formello, con l’indicazione della collocazione e delle modalità  di fruizione delle opere di arte contemporanea: la mappa sarà  consultabile e scaricabile dal sito web del DIF. I destinatari dell’iniziativa sono la cittadinanza tutta e visitatori e turisti, anche non necessariamente appassionati di arte, che vengono avvicinati alle opere di arte contemporanea attraverso un’esperienza di partecipazione: si incontrano le opere, infatti, in tutti quei luoghi frequentati quotidianamente, persino nelle abitazioni private, che vengono aperte ai visitatori ogni prima domenica del mese. Ad accogliere le opere è stato anche uno spazio espositivo, il “Centro per l’incisione e la grafica d’arte” e sono accolte varie forme di espressione artistica, dalle tele alle sculture fino ai graffiti.

La partecipazione del territorio

Il “museo-non museo”, persino “anti-museo”, raccoglie con entusiasmo da parte di tutti la sfida già  raccolta da altre interessanti esperienze come quella del MAAM: non ha bisogno di guardiania o ditta di pulizie, perché il museo diffuso si fonda sulla partecipazione di tutto il territorio, enti locali, cittadini attivi che diventano “adottanti”, artisti che decidono di donare le loro opere per renderle fruibili a tutti. Sono molti gli artisti che, già  protagonisti dell’esperienza del MAAM, hanno sposato l’iniziativa: Pablo Echaurren, Gianfranco Notargiacomo, Giovanni Albanese, Angelo Colagrossi, Veronica Montanino, Iginio de Luca, Mauro Magni, Mauro Maugliani, Cesare Pietroiusti e altri.

Afferma Silvia Zanini, direttrice della Biblioteca comunale: “Si tratta di un vero e proprio movimento culturale, che parte dagli artisti: vengono, lasciano le loro opere e noi le valorizziamo, rendendole fruibili e attivando la partecipazione della cittadinanza”. I contesti in cui le opere vengono collocate sono i più disparati: “persino nel cimitero è stata collocata un’opera: sempre nel pieno rispetto della sacralità  dei luoghi, vogliamo comunicare come tutti i contesti siano adatti a ospitare l’arte, che è condivisione“. A giugno, è prevista un’intera settimana dedicata all’arte contemporanea e il DIF è pronto ad accogliere tutti coloro che vogliano fare l’esperienza dell’arte diffusa!

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