Da Bagheria, la storia di un bene confiscato che diventa un bene comune accogliente, partecipato e innovativo

I care, mi sta a cuore, è il motto che don Lorenzo Milani aveva scritto su un cartello appeso nella Scuola di Barbiana. Spiegava ai suoi ragazzi che era l’esatto contrario del motto fascista “me ne frego”. I care, mi sta a cuore è anche il senso del Patto di collaborazione sottoscritto a Bagheria per la gestione condivisa di un bene confiscato alla mafia. Si tratta di Villa Castello, un tempo di proprietà del boss di Cosa Nostra Simone Castello che oggi è diventato il “Centro Aggregativo Polivalente Don Lorenzo Milani”. Le realtà che hanno co-progettato il Patto, ventisei organizzazioni tra associazioni e enti di Terzo settore raccolte in una rete che continua a crescere nel numero e nelle proposte, raccontano orgogliose che quella non sarà mai più chiamata Villa Castello, quasi a cancellare un simbolo del potere mafioso sul territorio che è stato restituito a tutti, all’intera comunità. Come? Attraverso una scelta ben precisa, non procedere all’assegnazione attraverso una gara, un avviso che mettesse in competizione quella rete che avrebbe dovuto lavorare insieme, ma seguire la strada più difficile della progettazione condivisa attraverso un Patto di collaborazione.

La ex Villa Castello oggi Centro Don Milani a Bagheria (Fonte: CeSVoP).

«Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica, sortirne da soli è avarizia»

È un celebre passaggio di una Lettera a una professoressa, può essere applicato al modello dell’Amministrazione condivisa e a questo specifico Patto di collaborazione. Tutto inizia nel 2017 quando l’amministrazione comunale di Bagheria convoca una assemblea cittadina per avviare un percorso di co-progettazione, insieme alle associazioni locali, in vista della partecipazione al Bando della Regione Sicilia per la gestione dei fondi europei del PO FESR 2014/2020 – Azione 9.6.6 per la riqualificazione dei beni confiscati alle mafie. Oggetto della convocazione un sogno: riutilizzare un bene confiscato alla mafia, per realizzarvi attività a favore dei giovani delle comunità di Bagheria e della frazione marinara di Aspra. Dopo settimane intense di progettazione, sopralluoghi, confronti fra volontari, politici e tecnici dell’Amministrazione mediati e coordinati dal lavoro del CeSvoP (Centro servizi per il volontariato di Palermo) il progetto è pronto, la rete è costituita. Il sogno è rimasto vivo e condiviso nelle intenzioni di tutti i soggetti mentre venivano assegnate le risorse e realizzati i lavori di ristrutturazione del complesso. Un esempio di come l’azione della pubblica amministrazione debba essere intesa in chiave contemporanea. Da una parte la rete, che grazie al processo di co-progettazione sempre aperto garantito dal Patto è cresciuta nel tempo avvicinando e coinvolgendo nuove realtà; dall’altro l’assegnazione e realizzazione dei lavori secondo gli strumenti classici del “modello verticale”. Comunità e istituzioni insieme, dunque. Un percorso, questo, che ha garantito la prosecuzione del progetto nonostante il cambio politico alla guida del Comune di Bagheria. A definire il Centro polivalente don Milani tre parole. Accogliente: è una risorsa condivisa alla quale tutti hanno il diritto di accedere. Partecipato: è un organismo che coinvolge e stimola la partecipazione di tutta la comunità. Innovativo: è spazio creativo per sperimentare percorsi di innovazione sociale finalizzato allo sviluppo sostenibile.

«Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni»

Il Centro Don Milani ha una caratteristica peculiare. L’idea è quella di non creare uno spazio a favore dei giovani. Ma renderli finalmente protagonisti. Nasce così l’idea di coinvolgere gli studenti del Liceo Classico di Bagheria che si sono prestati a fungere da “sentinelle” seguendo il percorso e “vigilando” affinché l’interesse generale tutelato dal Patto non andasse disperso nella fatica quotidiana di costruzione delle relazioni. Con il supporto del CeSVoP è stato possibile, inoltre, aggregare un gruppo di ragazze che, da aprile di quest’anno, sta provando a far nascere una Web Agency con il preciso intento di promuovere sul territorio questo luogo unico nel suo genere. Tantissime le iniziative realizzate ad oggi: un piano di comunicazione; un canale Discord per la comunicazione interna; la proposta di un murales da realizzare al Centro Don Milani; una proposta per personalizzare le stanze del Centro e identificarli con gli spazi pubblici della città di Bagheria; la creazione di contenuti social specifici; la gestione del canale Tik Tok. Proprio i più giovani sono gli interpreti migliori di quanto un Patto non debba essere inteso come uno strumento rigido e immodificabile, ma, al contrario, come un processo che permette alle regole del procedimento amministrativo di interagire con la creatività dei cittadini attivi.

La rete che si è costituita intorno alla gestione condivisa del Centro Don Milani (Fonte: CeSVoP).

«Non c’è nulla che sia ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali»

Generalmente si crede che alcuni principi essenziali della pubblica amministrazione quali terzietà, trasparenza, efficienza e efficacia, vengano garantiti solo da procedure competitive. Spesso, in particolare quando mettiamo al centro l’interesse generale e la collaborazione con la comunità di riferimento, la competizione semplicemente non è la strada giusta. Questa considerazione è ancora più evidente se il tema è quello dei beni confiscati. Tempi lunghi per l’affidamento, isolamento dei soggetti affidatari attraverso procedure selettive, mancanza di informazioni e trasparenza sull’effettivo patrimonio dei beni confiscati utilizzabili per progetti di natura sociale, sono solo alcuni dei problemi che quotidianamente bisogna affrontare. Utilizzare procedure che invece di promuovere collaborazione e garantire trasparenza alimentano competizione equivale a quel “fare parti uguali tra disuguali”. Ma un processo irreversibile è in atto, e ne sono protagonisti amministratori pubblici, semplici cittadini, e organizzazioni di Terzo settore che stanno segnando percorsi innovativi. Certo le difficoltà non mancano. Nell’ultimo incontro di co-progettazione al Centro Don Milani, ci si è confrontati sulle difficoltà nel garantire l’apertura della struttura, sul come garantire una efficace comunicazione interna e costruire un calendario di iniziative condivise. Ma la forza, la visione condivisa, il sogno è ancora intatto. Martina e Giovanna, le studentesse che attraverso la Web Agency stanno promuovendo il centro presso i loro coetanei, saranno le prossime cittadine attive a sottoscrivere il Patto di collaborazione. Forse è soprattutto così che le violenze, i soprusi, le prevaricazioni delle mafie verranno sconfitte.

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Per tutte le immagini presenti nell’articolo, inclusa quella di copertina, si ringrazia il CeSvoP.