Inizialmente, la proposta è partita dagli entomologi dell’Università di Alessandria, i quali si sono resi conto che i tempi erano stretti e le forze limitate, e dunque difficilmente si sarebbe riusciti a effettuare tutti i controlli.
Infatti nei piccoli comuni c’è un solo vigile, quindi è necessaria la collaborazione della popolazione per poter entrare in azione nelle proprietà private.
La collaborazione dei cittadini volontari si traduce in queste semplici operazioni: controllare che tombini e grondaie non siano intasati e segnalare agli esperti aree di ristagno createsi improvvisamente, favorire il libero deflusso d’acqua dai fossi, ripulendo il fondo e sfalciando le rive.
Questa chiamata diretta dei cittadini si affianca ai più tradizionali appelli a evitare inutili ristagni d’acqua, non abbandonare all’esterno rifiuti liquidi, eliminare i contenitori inutili, coprire tutti i serbatoi dopo ogni uso e non lasciare troppa acqua nei sottovasi.
Osservando il caso attentamente riscontriamo i principali elementi ricorrenti della sussidiarietà : le amministrazioni, in assenza di risorse sufficienti per monitorare il territorio, ottengono la collaborazione di alcuni cittadini per la tutela di beni comuni, come la salute e la vivibilità urbana.