Il progetto permette la valorizzazione del patrimonio immobiliare territoriale

" Un modello di concertazione tra Stato centrale ed enti locali che non può arrestarsi qui ma va alimentato e sostenuto "

Il Piano città  venne istituito, su iniziativa dell’allora vice Ministro alle Infrastrutture e Trasporti Mario Ciaccia, con l’articolo 12 del decreto legge 83 del 22 giugno 212. Esattamente due mesi dopo venne pubblicato il decreto ministeriale istitutivo della cabina di regia, costituita da Ministeri, Regioni, Anci, demanio e Cassa depositi, che ne disciplinava il funzionamento.

Parte, dunque, “un modello di concertazione tra Stato centrale ed enti locali che non può arrestarsi qui, come sostenuto dall’ex presidente dell’Anci Graziano Delrio, ma va alimentato e sostenuto anche nel futuro”.

L’iter di approvazione

L’esame e l’approvazione dei progetti, secondo quanto stabilito dal decreto ministeriale, constano di tre fasi.

Nella prima i progetti vanno inviati da parte dei comuni all’Anci: le proposte devono riguardare aree urbane circoscritte, prevedendo interventi di riqualificazione che coinvolgano, oltre al Comune promotore, altri soggetti e finanziamenti pubblici e privati.

All’Anci spetta il ruolo di raccolta e classificazione delle proposte inviate, senza alcuna selezione o valutazione.

Nella seconda fase l’Anci invierà  i materiali alla Direzione generale politiche abitative del Ministero delle Infrastrutture, cui spetta curare l’istruttoria tecnica, da girare alla cabina di regia. E’ la stessa Direzione del ministero a proporre alla cabina di regia, per ogni progetto urbano, l’assegnazione di priorità , in base alla corrispondenza agli obiettivi indicati nel Piano città .

Nella terza fase, infine, la cabina di regia effettuerà  una selezione fra le proposte, assegnando le risorse destinate alla realizzazione dei progetti.

I risultati raggiunti

Nonostante, fino ad ora, siano soltanto 28 i progetti selezionati e finanziati, dalle città  sono giunte 457 proposte, che permetterebbero di attivare più di 18 miliardi di investimenti, di cui soltanto 8 sono attualmente disponibili.

Delle 28 città  selezionate spiccano Taranto, L’Aquila e Genova, colpite da eventi come l’inquinamento ambientale dell’Ilva, il terremoto e le alluvioni.

Il Piano città  ha permesso l’elaborazione di un progetto per la creazione di una foresta urbana nel quartiere che ospita l’industria siderurgica a Taranto, a Genova verrà  messo in sicurezza il Rio fereggiano, a L’Aquila nascerà  un parco urbano.

Nuovi servizi e il recupero di aree degradate interesseranno Verona, Roma, Trieste, Mestre, Torino, Settimo torinese, Milano, Pieve Emanuele, Pavia, Reggio Emilia, Bologna, Rimini, Firenze, Ancona, Foligno, Napoli, Eboli, Bari, Lecce, Potenza, Matera, Lamezia terme, Erice, Catania e Cagliari.

I centri prescelti otterranno l’assegnazione delle risorse finanziarie necessarie per i lavori di riqualificazione del tessuto urbano.

“Il piano città  è un programma su cui puntiamo molto, in quanto offre una prima risposta ad una forte domanda di rigenerazione urbana”, afferma il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Maurizio Lupi.

Si spera che l’esperienza possa progressivamente essere estesa a tutte le realtà  che necessitano di una profonda opera di riqualificazione, valorizzando i patrimoni territoriali e dando vita ad importanti possibilità  di sviluppo.

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