Cosa significa rigenerare spazi e beni di un contesto urbano? Quali sono gli strumenti più efficaci per realizzare questi interventi? Com’è possibile promuovere una gestione dei processi di rigenerazione che sia condivisa tra amministrazione e privati? Il fisco può avere un ruolo incentivante?

Il libro, di cui si intende dare notizia senza pretesa di farne una recensione critica, raccoglie la riflessione di numerosi studiosi (in ordine di contributo: Edoardo Chiti, Andrea Nervi, Francesca Di Lascio, Raffaele Tuccillo, Laura Muzi, Emanuele Boscolo, Barbara Boschetti, Fabio Giglioni, Antonio Perrone, Giuseppe Manfredi, Michele Passalacqua, Maria De Benedetto, Livia Lorenzoni) sul tema della rigenerazione urbana che negli ultimi anni ha progressivamente assunto nell’ambito delle politiche della città una posizione centrale attirando l’attenzione dei governi locali, indotti per via della crisi perdurante al ripensamento dei programmi intesi all’ottimizzazione delle risorse strategiche. In questo senso, il recupero di immobili abbandonati e di aree deindustrializzate, l’utilizzo condiviso di spazi pubblici, il riuso e la valorizzazione di beni pubblici e privati per fini culturali e sociali, le nuove destinazioni assegnate ai beni confiscati alla criminalità sono solo alcune delle forme di tale processo.

Rigenerazione urbana e nuovi scenari giuridici e sociali

Gli interventi appena ricordati non sono da intendere solo sotto il profilo del possibile risparmio/vantaggio economico da parte delle amministrazioni o di un “maquillage” estetico delle nostre città, ma come una potenziale rivoluzione del modo di intendere le relazioni sociali e il rapporto tra cittadini e autorità pubbliche. Gli studi e le ricerche presentate nel volume tendono a dare con rigore metodologico prova di questo fenomeno. Essi pongono in chiaro gli aspetti più innovativi di un processo che nel lungo periodo potrebbe cambiare (e già mostra di cambiare) la struttura e le relazioni sociali di intere comunità urbane con la promozione di nuovi paradigmi di amministrazione e governo della città, sempre più condivisi e inclusivi.
Tutto ciò emerge con chiarezza fin dalle prime righe dell’introduzione, in cui i due curatori spiegano che “il volume raccoglie i risultati di uno studio che ha coinvolto, per quasi due anni, un nutrito gruppo di ricercatori” allo scopo “di mettere in relazione due elementi: l’osservazione dei fenomeni sociali e il dialogo tra ambiti distinti del diritto”. Senza trascurare l’analisi dei casi e della prassi, questo studio ricco e articolato indaga le ricadute giuridiche delle azioni di rigenerazione, ma si pone anche nella prospettiva di marcare e analizzare le evoluzioni sociali che da esse possono, non necessariamente solo, discendere. Talvolta infatti possono essere anche i fenomeni sociali a indurre cambiamenti del quadro normativo. Nella quarta di copertina sono ben esposte e condensate in forma di domanda le finalità del volume: “Cosa significa rigenerare spazi e beni di un contesto urbano? Quali sono gli strumenti più efficaci per realizzare questi interventi? Com’è possibile promuovere una gestione dei processi di rigenerazione che sia condivisa tra amministrazione e privati? Il fisco può avere un ruolo incentivante?” Gran parte delle risposte a questi interrogativi provengono dai diversi autori del libro che, vagliato il fenomeno della rigenerazione urbana sul piano del diritto – pubblico, privato, tributario e dell’economia – convengono nel proporre, come evidenzia il titolo stesso, un “contributo al diritto della città”.

Una prospettiva di ricerca innovativa

Resta chiara la natura giuridica dei saggi, nonostante l’intento di fondo degli autori sia quello di “leggere il fenomeno della rigenerazione di spazi e beni urbani in modo diverso da quanto fatto in altre ricerche” o affrontato da altri lavori di carattere interdisciplinare. Il volume, infatti, si pone l’obiettivo di andare oltre la logica del diritto urbanistico per “cogliere un fenomeno solo apparentemente secondario, che è di natura giuridica ma che trascende allo stesso tempo l’urbanistica”. Desidera cioè portare in primo piano e presentare al lettore quella “consapevolezza che si stia affermando sullo sfondo delle tendenze e dei fenomeni indagati un diritto delle città come fenomeno ordinamentale nuovo del quale i processi di rigenerazione lasciano trasparire la ricchezza e, al contempo, la capacità fortemente innovativa di incidere sul contesto urbano”. In altri termini, la prospettiva di innovazione sociale, che si collega ai fenomeni di rigenerazione, prospetta alla scienza giuridica, in una logica di reciprocità, nuove implicazioni sul piano del diritto, stimolando l’innovazione normativa.
Nella sua articolazione, il volume presenta sotto il rispetto del profilo giuridico il fenomeno in tre momenti distinti, soffermandosi dapprima sulla funzione, sulle regole, sui diritti e gli obblighi della rigenerazione urbana, per passare in un secondo tempo agli strumenti a disposizione e alle pratiche in uso e concludere infine col rivolgere l’attenzione ai “settori speciali” e più controversi (la rigenerazione di siti industriali dismessi, riuso dei beni confiscati ecc.). In tal modo, questo ampio studio, raccogliendo “molteplici segmenti” di uno spettro di ricerca assai vasto, dà la misura di una trasformazione in atto e contribuisce a restituire un quadro complessivo, ben argomentato e coerente, di un fenomeno da cui le indagini a seguire difficilmente potranno prescindere, confrontandosi e ridefinendo prospettive e indirizzi.
Gli stessi curatori d’altronde sottolineano la natura pionieristica della ricerca svolta che auspicano possa “rappresentare l’inizio di indagini successive e di una produzione scientifica più estesa”. Infine, un altro dato che non va trascurato è l’intento sotteso al lavoro da parte di tutti gli autori di questo studio che si pone ben al di là della rigorosa e spesso “algina” dottrina e si anima di partecipazione e di impegno civile come traspare dai testi. D’altro canto “al centro della riflessione su questi temi”, come indicato dagli stessi curatori, “c’è la necessità di disegnare una governance democratica della rigenerazione urbana, in cui l’amministrazione locale e i cittadini assumano un ruolo attivo e consapevole di cura della «cosa pubblica»”.

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