Intervista alla Direzione Affari Generali del Comune di Verona a partire dall'esperienza nel parco di Villa Monastero

Sono passati circa due anni dalla firma del primo patto di collaborazione — o patto di sussidiarietà, come lo chiamano a Verona. Si tratta del patto per l’attuazione di interventi di cura e valorizzazione presso l’area del Parco di Villa Monastero, in località Parona, firmato dal Comune di Verona e dall’associazione S.S. Filippo e Giacomo.
All’interno del Parco vi è la sede dell’oratorio della Parrocchia S.S. Filippo e Giacomo e gli obiettivi generali della collaborazione tra amministrazione e cittadini si riferiscono specificamente alla gestione degli edifici e degli spazi pubblici di quell’area per consentirne una maggiore fruibilità.
I servizi che l’associazione parrocchiale vuole garantire riguardano in modo particolare:

  • un’area giochi per bambini;
  • un campo di calcio a 11;
  • un campo di calcio a 7;
  • una piastra polivalente per giocare a calcetto, basket e pallavolo;
  • un campo da beach volley;
  • un campo da bocce;
  • postazioni per il calcio balilla;
  • lo spazio del parco alberato.

Altri obiettivi specifici del patto di collaborazione su Villa Monastero hanno a che fare con lo svolgimento di attività destinate al tempo libero, alla cultura, alla partecipazione e all’aggregazione sociale. Tra le attività previste sono inclusi: il Grest estivo; le rappresentazioni teatrali; l’apertura e la pulizia degli spazi che ospitano gli incontri di altre organizzazioni e le feste di fine anno delle scuole primarie e secondarie; lo svolgimento di attività sociali di partecipazione e aggregazione destinate alle persone anziane.
In aggiunta, tra le responsabilità del gruppo parrocchiale rientrano anche la manutenzione ordinaria e straordinaria delle strutture e quindi la pulizia degli edifici presenti, l’allestimento dell’area per spettacoli e giochi all’aperto e la gestione e cura del verde.

Risultati e criticità del Patto di Villa Monastero

Per approfondire la situazione dal punto di vista dell’amministrazione, abbiamo contattato Lisa Lanzoni, Direzione Affari Generali del Comune di Verona.

Quali sono stati i principali risultati raggiunti finora con il patto di Villa Monastero? Quali le maggiori criticità?

Il patto di Villa Monastero è stato il primo redatto, a giugno 2017. Sul sito sono presenti il testo del patto e le prime tre rendicontazioni delle attività svolte.  I cittadini attivi si impegnano, infatti, a trasmetterci delle brevi relazioni periodiche sulle loro attività, semplici da compilare, ma essenziali, sia per dare visibilità al loro impegno, sia per consentire a chiunque lo desideri di partecipare alle iniziative a favore dei beni comuni. Il patto consente una serie di attività aggregative e ludico ricreative in uno spazio a disposizione della collettività, con una partecipazione che, nell’ultima rendicontazione, è arrivata a 6.000 cittadini nelle giornate interessate dai vari eventi organizzati. Abbiamo inserito uno spazio apposito in cui possono indicare le criticità riscontrate e che potete visionare: dalle criticità operative, come gli eventi meteorologici non favorevoli durante alcuni momenti di socialità organizzati, a quelle più strutturali, come la volontà di coinvolgere nelle iniziative un numero sempre maggiore di cittadini attivi.  Nel complesso potrete vedere che il numero di iniziative organizzate rendendo fruibile quello spazio/bene comune e la partecipazione della città sono state finora nettamente prevalenti rispetto alle criticità riscontrate.

Il Comune di Verona ha adottato il Regolamento per la cura dei beni comuni  urbani nel 2017. A distanza di poco più di due anni, qual è il bilancio sull’applicazione del regolamento e sul coinvolgimento dei cittadini?

Il Consiglio comunale ha approvato, all’unanimità, il 2 marzo 2017, il Regolamento per l’attuazione della Sussidiarietà orizzontale mediante interventi di cittadinanza attiva.  La denominazione è importante, in quanto, dopo un lungo lavoro condiviso con la cittadinanza, gli stakeholders territoriali, la Commissione consiliare e gli Uffici, la scelta è stata quella di adottare un regolamento su materie trasversali, non limitato alla rigenerazione dei beni urbani, ma alla cura e valorizzazione dei beni comuni della città, anche immateriali. I Patti siglati e in essere sono ad oggi circa una ventina e un’altra decina sono in istruttoria. Sono seguiti dal Servizio per l’Attuazione della Sussidiarietà orizzontale, istituito come Ufficio di coordinamento, su previsione del Regolamento, presso la Direzione Affari generali, che ha un ruolo di coordinamento e regia rispetto ai vari interessi coinvolti e di competenza dei settori e che funge da sportello per i cittadini, semplificando le azioni di cura in pochi passaggi formali (la presentazione del progetto, possibile anche in via telematica, a costo zero; un riscontro; la nomina di un Responsabile Unico del procedimento che accompagni i cittadini attivi da vicino nelle azioni e con la competenza tecnica richiesta; la sigla del Patto).
Il bilancio vede, ad oggi, una interessante tendenza della cittadinanza a molte azioni immateriali di cura dei beni comuni, legate alla valorizzazione del patrimonio culturale cittadino. 

Ci può fare qualche esempio?

Ad esempio, i Patti dell’associazione “Agile”, sul recupero del patrimonio archivistico e storico della città o dell’associazione “Quartiere Attivo”, per la riscoperta dei quartieri tramite itinerari organizzati con una caccia al tesoro o fotografica di luoghi dimenticati o sconosciuti. 
Un altro elemento di interesse è la collaborazione tra il Comune e l’Università, con la Commissione sostenibilità di Ateneo — la prima esperienza tra tali istituzioni che ci consta finora in Italia — per il progetto “Il mio Capitale Verde”, che intende sensibilizzare le giovani generazioni alla cura del patrimonio arboreo cittadino, creando una App gratuita per il censimento degli alberi.
Le forze messe in campo dai cittadini attivi stanno, inoltre, consentendo di creare diverse intersezioni tra Patti di Sussidiarietà, che, per loro stessa definizione, restano aperti alla partecipazione in itinere di chiunque. Il Patto in fase di stipula “Ci sto? Affare fatica?”, inserito in un’altra progettualità finanziata privatamente, consentirà, ad esempio, a circa 700 ragazzi tra i 14 e i 19 anni di potersi prendere cura, durante questa estate, dei beni comuni già interessati da altri Patti, allargando la stessa cultura e sensibilità verso i beni di tutti. Un simile meccanismo virtuoso si sta sviluppando anche tra i settori dell’ente, che cooperano in modo sempre maggiore e quotidiano per l’attuazione di questo Regolamento, prestando attenzione a mantenere la semplificazione a favore del cittadino attivo e, nel contempo, a garantire l’impiego delle competenze e del sapere tecnico ed amministrativo necessari. Il Comune di Verona ha partecipato, l’anno scorso, alla costituzione del Tavolo di lavoro ANCI sui Beni comuni, di cui continua fare parte e che rappresenta un fondamentale punto di confronto.
A questo proposito, concludo evidenziando l’interesse manifestato da altri Comuni della Provincia veronese e non alle iniziative legate al Regolamento e allo strumento stesso, ad evidenziare la sentita necessità di fare rete tra territorio, istituzioni e cittadini attivi.