La consapevolezza della centralità della questione riguardante “la società della conoscenza” raggiunge le alte sfere della politica italiana. Chiara, dal preambolo, è infatti la posizione del Governo italiano, espressa tramite il Ministro dell’Istruzione Francesco Profumo. Si riconosce ad Internet il ruolo rivoluzionario che ha avuto nella società , e quello potenziale, ancora non totalmente espresso, “nella promozione di uno sviluppo economico e sociale sostenibile”. Soprattutto uno strumento democratico, sottolineato dalla necessità della governance di Internet dell'”apporto e della partecipazione attiva dei netizens”.
I princìpi individuati
La proposta lanciata dal Governo Italiano si articola in cinque sezioni, che analizzano gli ambiti a cui tali princìpi si riferiscono. Dai princìpi generali (riguardanti le caratteristiche principali dell’infrastruttura) alla cittadinza in rete, fino alla tutela degli utenti e della produzione dei contenuti. L’ultima sezione è dedicata alla sicurezza in rete. La linea rossa che lega i vari aspetti rimane comunque la necessità di garantire e tutelare la piattaforma Intenet (quindi struttura, interrelazioni connesse e utenti) come Bene Comune.
Libero accesso e partecipazione
Dalla lettura della proposta del Governo emergono chiaramente alcuni dei punti chiave più volte sottolineati da Labsus in questi anni (si suggeriscono, a tal riguardo, gli editoriali di Christian Iaion,e in cui si individuano le possibilità del web applicato al concetto di sussidiarietà e alla pubblica amministrazione). La rilevanza di tale iniziativa sta nel suo protagonista, lo Stato italiano. Questo ad evidenziare come in qualche modo siano stati utili i messaggi lanciati dalle azioni “private” di alcuni cittadini, volte alla diffusione di questi stessi princìpi (#internetbenecomune ne è un esempio, trattato da Labsus in un articolo della scorsa primavera). Elementi decisivi risultano, infatti, il libero accesso alla rete, garantito dalla necessaria neutralità della rete e la partecipazione diffusa, che influenza democraticamente un modello decisionale trasparente e flessibile. Un passo in avanti fatto dalle istituzioni statali nel nome dei beni comuni e nel riconoscimento di questo “status” a uno strumento ormai onnipresente nella società attuale e sempre più incisivo per la collettività nell’immediato futuro.