Idee e combinazioni dal territorio milanese per la ripartenza

La metànoia è un mutamento profondo del proprio modo di pensare, implica vivere un accadimento eccezionale, per poter accogliere ciò che mai avresti potuto accettare. “Oggi è un augurio, perché si possa trasformare radicalmente il modo con cui stiamo abitando il nostro pianeta”: Marta Bertani e Andrea Perini di Terzo Paesaggio donano questa parola all’Alfabeto Pandemico concepito dallo Stato dei Luoghi – rete nazionale di attivatori di spazi e luoghi rigenerati a base culturale.
Metànoia può essere una chiave di lettura con cui leggere lo spazio pubblico nella ripartenza post lockdown causato dal Covid-19. A Milano sono diversi gli attori che in queste settimane stanno ripensando i mercati rionali, quelli coperti e le aree limitrofe, leggendoli come spazi di aggregazione per la ripartenza. “Siamo 18 realtà in continuo aumento” – racconta Isabella Inti di TemporiusoStiamo ragionando sull’aggregazione incrociando ricerche, casi studio, approcci di altri contesti europei e mondiali, nuovi layout, per comprendere come ripartire nella fase 2 con attività e tempi d’uso diversi degli spazi comuni”.

Da grandi spazi singoli a spazi piccoli diffusi

Sino ad oggi, molto del tessuto socio-culturale milanese è inserito in grandi contenitori “rigenerati”, concentrando tutto il settore in pochi spazi-simbolo con un modello di business incentrato sui grandi numeri. Eppure esistono delle reti capillari, diffuse sui territori che mettono a sistema attività culturali e sociali di prossimità, innescandole in spazi più piccoli, ragionando su numeri minori. Quest’ultima è una delle combinazioni che si potrebbe dimostrare vincente nella fase 2 dell’emergenza Covid-19: le dinamiche di prossimità come collante principale del tessuto socio-culturale. Un ingrediente dei patti di collaborazione, un approccio che traspare anche nel documento aperto al contributo della città Milano 2020. Strategia di adattamento.

Il grande mercato del Corvetto

L’azione Luoghicomuni coordinata da noi di Labsus, ha sperimentato negli ultimi anni la prossimità e il capitale relazionale generati dai patti di collaborazione in alcune periferie di Milano, grazie al programma Lacittàintorno di Fondazione Cariplo. Una di queste è il quartiere Corvetto che ha visto le vie del mercato rionale e la piazza antistante il Mercato Coperto Ferrara, fiorire di attività. Nel giro di pochi mesi sono nati tre patti di collaborazione sugli spazi pubblici aperti: le vie Mompiani e Panigarola – oggetto di una porzione del mercato rionale – vengono coltivate da cittadini attivi dei caseggiati ALER e da alcune associazioni del territorio; a piazzale Ferrara – lo spazio antistante il Mercato Coperto Ferrara – una cordata di enti diversi insieme con alcuni cittadini singoli ha sviluppato un programma di riattivazione socio-culturale, preparando il terreno alla riqualificazione co-progettata dello spazio fisico, grazie anche al contributo dell’avviso pubblico “Piazze Aperte in ogni quartiere”.
La riattivazione del “grande mercato del Corvetto” come luogo dei nuovi paradigmi dello spazio pubblico può diventare un’opportunità e una risorsa per l’intera città. “Stiamo riprogettando le attività dando priorità alle esigenze della fase 2 dell’emergenza Covid-19” – spiega Andrea Perini di Terzo Paesaggio, curatore del programma culturale di MadeInCorvetto. “Nel momento in cui immaginiamo una città che avrà una ripresa delle scuole in orari diversi, con madri e padri che devono riformulare le loro giornate insieme ai figli, strutture come il Mercato Coperto Ferrara e la piazza antistante diventano spazio di risposta. Creando alleanze con biblioteche, scuole, soggetti della cultura, terzo settore e cittadini attivi questi luoghi diventano aree di prossimità dove fornire una didattica non formale”. Lo spazio aperto e pubblico, usato in modo creativo, può rispondere alle nuove necessità sociali diffondendo nella città nuovi modelli d’uso che vanno aldilà delle dinamiche di assembramento. I patti di collaborazione attivati al Corvetto potrebbero inserirsi in questo sistema, aprendo un dialogo sulla cura del verde di prossimità, delle relazioni di vicinato e dell’abitare in maniera condivisa il quartiere.

Co-Viv: nuovi dispositivi per la riapertura dei mercati

Durante il lockdown sono state digitalizzate la maggior parte delle relazioni. Ed è proprio nel web che Caterina Pilar Palumbo – architetta bergamasca ed editor del collettivo RebelArchitette – ha diffuso la ricerca “Co-Viv, dispositivi per la riapertura dei mercati alimentari in emergenza SARS Covid19” dell’associazione culturale milanese Temporiuso. La ricerca indaga la possibile, temporanea riorganizzazione degli spazi e l’istituzione di nuove regole per i mercati che potrebbero aiutare a convivere con il virus SARS Covid19. CoVIV – co-progettare edifici e spazi nella fase 2 è oggi anche un servizio attivo sulla piattaforma Milano Aiuta del Comune di Milano, offrendo supporto progettuale e tecnico per attori pubblici e privati per immaginare, disegnare e attivare edifici e spazi aperti, piazze, parchi nella fase 2 di convivenza epidemica. Il supporto consta nell’ascolto delle esigenze, co-progettazione dell’organizzazione degli spazi e proposta agli enti competenti per la certificazione. Scenari che assimilano le attuali disposizioni nazionali e regionali per limitare la diffusione del contagio e cercano di dare soluzioni pratiche e fattibili nel breve e medio termine, ovvero la fase 2. “Una serie di servizi che appartengono a un welfare collaborativo” – racconta Isabella Inti di Temporiuso. “Ripensare all’economia locale attivando i piccoli negozi di vicinato per valorizzare un rapporto di prossimità nei quartieri, con i piccoli commercianti: un mondo fatto di dialoghi, tradizioni materiali e immateriali che negli anni è andato affievolendosi, schiacciato dalle catene della Grande Distribuzione nazionali e internazionali”.
Nuovi dispositivi, come elementi di design per informare, mantenere le distanze, grafica che può anche essere spazio per il gioco, schermi protettivi, magari con materiali di riciclo e lavabili e che attivano una nuova filiera, coinvolgendo falegnami, fab lab e progettisti; supporto alla piccola economia, solidale, artigianato; relazioni: sono le parole trapelate da Co-Viv nel ripensare i mercati coperti e rionali, e non solo. Diffondere questi input dialogando costantemente con l’amministrazione comunale di Milano apre le porte alle contaminazioni, permettendo anche agli uffici competenti di attingere a materiali realizzati sulla base di necessità reali.

La collaborazione e la cura

Collaborazione e cura, ingredienti presenti nei patti di collaborazione, diventano punti cardine nella ripartenza. Nella fase 2, la possibilità di sviluppare e curare dialoghi in sicurezza tra persone fisicamente presenti in uno spazio pubblico diventa fondamentale. “Riscoprire le storie dei produttori e commercianti, la storia dei prodotti locali che hanno deciso di vendere nei loro stalli, sono elementi che al supermercato mancano” – aggiunge Isabella Inti. Nella fase 2, il commercio dovrà tendere ad un nuovo modo di creare fiducia con il pubblico, avendo non solo un’attenzione particolare ad orari e filiere alla base dei prodotti venduti, ma aprendosi per combinarsi con altro. In questo modo i mercati saranno abitati anche da altri pubblici: piccoli gruppi di studenti, cittadini, volontari attivi nell’emergenza.

Non è solo far la spesa, ma è un tipo di socialità di rinascita

Nella fase 2, il coordinamento tra più tavoli di lavoro, con soggetti diversi, è un elemento imprescindibile, così come la creazione di una continuità tra il mondo pre e post Covd-19. “Nella fase 1 alla Stecca3 abbiamo pensato alla Ciclofficina dell’emergenza, un servizio per riparare le bici dei rider e delle brigate volontarie che portano il cibo e i medicinali a chi è impossibilitato ad uscire, in rete con i servizi di MilanoAiuta”, racconta ancora la Inti.
Nella fase 2 gli stalli vuoti del mercato possono diventare temporanei presidi medici territoriali. Con il maestro panificatore Davide Longoni e Terzo Paesaggio abbiamo risposto a una chiamata del Municipio 4, integrando i pacchi alimentari già esistenti distribuiti dalla cooperativa “La Strada” al Corvetto, inserendo prodotti locali come il Pane di Chiaravalle, prodotto con i cereali coltivati a pochi passi dal quartiere, nel parco della Vettabbia, nell’ambito del progetto UIA/OpenAgri. Così facendo portiamo un pezzo di territorio nelle case degli abitanti del quartiere, un pane di grande formato che racconta del luogo, della cura, del senso di appartenenza, della ricchezza del paesaggio che abbiamo sotto casa”, conclude Perini.

Quale augurio per i mercati e gli spazi pubblici antistanti?

L’augurio quindi per la fase 2 è quello di saper modificare lo standard architettonico e mentale, per adattare gli spazi pubblici alle nuove situazioni, partendo dalle relazioni di prossimità. Se si fa un parallelismo tra standard dei quartieri di Berlino, di cui si è parlato tanto nella sezione Storie e Notizie di questo sito, e quelli presenti nel quartiere Corvetto di Milano, si percepisce subito il divario nel rispetto del diritto culturale insito negli spazi aperti collettivi.
Se per alcuni questo scenario è un po’ utopico, noi che costantemente abbiamo a che fare con la cittadinanza attiva, i patti di collaborazione e le dinamiche di prossimità, sappiamo che è già una realtà.
Nello spazio aperto di Piazzale Ferrara, nei luoghi del Verziere Bio del quartiere Isola, co-progettare uno spazio in base alle esigenze della collettività, al rispetto della stessa, significa restituire alla città un comfort ambientale diverso.