Presentato in anteprima il docufilm " Fantasmi urbani "

Spazi che un tempo erano centri di offerta culturale e aggregazione vitale per interi quartieri ora sono dei non-luoghi inutilizzati, sottratti alle città , dei veri fantasmi urbani

Ad aprire i lavori è stato Paolo Ferrari, presidente del festival internazionale del film di Roma, che ha dichiarato chiaramente come Roma non abbia uno spazio adatto per il cinema, sottolineando come molti cinema del centro della città  siano stati smantellati.
Arcangeli, portavoce di Giovanna Melandri, ha poi confermato la chiusura di circa quaranta cinema a Roma negli ultimi 25 anni. Arcangeli ha auspicato l’istituzione di un tavolo tecnico-operativo per il recupero dei cinema, sollecitando la politica in questo senso e sostenendo sia necessario semplificare la   burocrazia e le normative per permettere maggiori investimenti.

Gli interventi di Barca e Ravera

Dopo i saluti Giorgio Ferrero, presidente di ANEC (Associazione nazionale esercenti cinema) Lazio, ha illustrato i dati relativi al mercato cinematografico sottolineando il declino di questo settore che nel 1998 contava presenze maggiori di quelle del 2012, considerando l’aumento totale degli schermi.  Nel Lazio le dimensioni occupazionali di questo settore, tra occupati ed indotto, coinvolge circa 3.100 lavoratori. Ferrero ha dichiarato: ” Spazi che un tempo erano centri di offerta culturale e aggregazione vitale per interi quartieri ora sono dei non-luoghi inutilizzati, sottratti alle città , dei veri fantasmi urbani ” .

L’assessore alla Cultura, Creatività  e Promozione Artistica di Roma Flavia Barca ha sostenuto che sia necessario studiare gli strumenti affinché la domanda di cultura venga messa in relazione con un’offerta di spazi per produrre cultura; spesso infatti non si trovano gli spazi adatti oppure non si riesce a gestirli: ” bisogna mettere a sistema le forze che lavorano per la cultura, il settore pubblico deve essere un facilitatore. Bisogna ridare senso agli spazi che hanno perso identità  ” .
L’assessore alla Cultura, Politiche giovanili della regione Lazio Lidia Ravera invece ha aperto il suo intervento chiedendo un minuto di silenzio per la ” scomparsa ” dei cinema elencandoli come in un necrologio. Secondo Ravera il cinema è insostituibile e la collettività  senza questi spazi è senza dubbio più povera poiché subisce la perdita di memoria e di tradizione.

Docufilm ” Fantasmi urbani ”

Al termine degli interventi è stato presentato in anteprima il docufilm ” Fantasmi urbani ” ; una video inchiesta sui cinema chiusi di Roma di Silvano Curcio, Silvia Sbordoni, Christian Ciampoli e 120 studenti-ghostbusters della facoltà  di Architettura della Sapienza università  di Roma.
Secondo il prof. Curcio, promotore dell’iniziativa, il tema della chiusura dei cinema, che spesso presentano problemi simili ai teatri o alle biblioteche, sta prendendo piede; Curcio poi ha spiegato che gli studenti del suo corso hanno cercato di ricostruire il tessuto sociale e culturale, la memoria storica e quindi di ricreare l’atmosfera di tredici cinema romani che hanno chiuso i battenti.

Dopo la visione del docufilm Curcio ha tenuto a sottolineare come le norme, in merito alla gestione e alla possibile riqualificazione delle sale cinematografiche, del comune di Roma siano spesso in contrasto con quelle della regione Lazio: ” sono norme disorganiche, spesso poste in deroga ” .
Curcio ha poi ricordato come in Francia esistano diverse modalità  di partnership pubblico-privato e che circa la metà  dei cinema francesi ha potuto usufruire di finanziamenti pubblici; citando l’esperienza del cinema America a Trastevere, ha infine ringraziato tutti quei cittadini che si sono attivati per restituire alla collettività  storici centri di aggregazione.

Blitz finale

L’incontro è stato poi animato dal blitz di alcuni giovani protagonisti delle occupazioni del cinema teatro Volturno e del cine teatro Preneste. Gli attivisti hanno concentrato il loro intervento sull’idea di slegare la cultura dal profitto, hanno quindi contestato duramente lo stato di abbandono di molti spazi culturali di Roma chiedendo all’amministrazione l’impegno a non modificare, direttamente né tramite delibere, il vincolo di destinazione d’uso culturale per questo tipo di immobili; hanno poi chiesto di immaginare una gestione pubblica e partecipata di tali immobili, aprendo un tavolo di confronto tra PA, associazioni e realtà  territoriali che negli ultimi anni hanno rivitalizzato questi luoghi riconsegnandoli ai quartieri.

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